McCurry, così il mondo si ritrova attorno al “Cibo”
martedì 31 maggio 2022

Rybinsk, Russia. È il 2015. Una mamma e i suoi tre bambini sono in cucina, è l'ora della colazione, sorridono. Una scena di semplice felicità in una famiglia semplice. Che vive del poco che ha. In un Paese a due facce, quella dell’estrema povertà dei tanti, e quella lussuosa degli oligarchi, i pochi. Chissà cosa sa oggi questa famiglia del dramma che sta succedendo poco oltre i confini, in Ucraina, dove un'altra famiglia ha visto la propria vita sconvolta dalla guerra. I sorrisi strappati. Le colazioni mancate. Eppure attorno alla tavola, c'è un'umanità che scorre. C'è vita. E se il cibo non c'è, c'è povertà e sofferenza. La guerra scatenata dalla Russia all'Ucraina e forse all'Occidente intero passa anche dal cibo. Delle famiglie che non ne hanno più. E di materie prima che scarseggiano. «Ho trascorso due settimane in questa piccola città della Russia, fotografando le famiglie e la loro vita quotidiana. Questa famiglia vendeva frutta e verdura in scatola, pane e dolci al mercato del villaggio. I bambini andavano in una scuola locale e il padre faceva il falegname. Nel inverno, la loro casa è stata tagliata fuori dalla strada principale a causa delle abbondanti nevicate. Ci hanno invitato a un pranzo meraviglioso con il cibo che hanno coltivato nel loro giardino», ricorda il grande fotoreporter americano Steve McCurry che a Ventimiglia, fino a domenica 4 settembre, negli spazi museali del Forte dell'Annunziata, propone un percorso dedicato al "Cibo" (a cura di Biba Giacchetti, su progetto di Sudest57). Un viaggio che fa riflettere ancora di più in questi mesi segnati da un ritorno della guerra in Europa. Così sorprendente e apparentemente fuori dalla storia.

Rybinsk, Russia, 2015.

Rybinsk, Russia, 2015. - © Steve McCurry

McCurry racconta il mondo attorno al focolare domestico. A partire dal cibo. Non certo quello che ci conquista ormai ben oltre e al di là del suo valore "nutrizionale": cibo diventato moda, cultura, show, con decine di trasmissioni, chef-star mondiali. Non il cibo spettacolo. Che non c'è e non può esserci nelle fotografie umaniste di McCurry. Entrando al Forte dell'Annunziata, il viaggio, seguendo il suggestivo allestimento scenografico di Peter Bottazzi, è al "cuore" del cibo. Al suo «significato più autentico». «Per ricordare che il cibo, anche il più povero come il pane, resta un elemento vitale per l'uomo ed è quindi centrale nella storia umana – fa notare Biba Giacchetti, che da vent'anni ormai lavora al fianco di McCurry, curando molte esposizioni e libri -. In luoghi torturati da guerre o da calamità naturali o semplicemente da una natura impervia, il cibo ha un valore profondo che sconfina nel sentimento, lenisce le paure e accomuna gli esseri umani».

Ed ecco i pescatori di Weligama, nello Sri Lanka, il venditore di pane in Afghanistan, un anziano agricoltore che raccoglie le arance in Libano, una coltivatrice del Nepal, una bancarella in Cambogia, i tuareg della Mauritania con dei filoncini sotto braccio e una Bakery italiana di New York, senza dimenticare lo stesso McCurry che mangia a terra in Pakistan con i mujaheddin. Settanta immagini per raccontare «il cibo nella sua accezione primaria, quella che fonda e rinnova i rapporti tra gli esseri umani, luoghi dove ritrovarsi attorno a un piatto, magari seduti a terra in mezzo alla strada, magari rotti dalla stanchezza o dimentichi delle difficoltà. E anche il rigoglio dei mercati, la bellezza pura della natura al servizio dell'uomo. Cibo come vita, socializzazione e affetto familiare».

La mostra è il primo appuntamento della rassegna "Oltre il cibo", organizzata da Marina Development Corporation, con il patrocinio del Comune di Ventimiglia. La rassegna nel corso dei prossimi mesi proporrà anche una serie di appuntamenti culturali ed enogastronomici di alta levatura che andranno a scandire le tappe di un'inedita stagione di Marina di Ventimiglia, la nuova destinazione turistico-ricettiva lungo la Riviera dei fiori. Ventimiglia che prova a scrivere il suo futuro, con nuovi progetti che possano farla uscire dalla logica del confine, della città da attraversare. Per diventare un borgo da vivere. Dove fermarsi. Sulla scia delle avventure del Corsaro Nero, Emilio di Roccanera che Emilio Salgari a questi luoghi fa appartenere. Il signore di Ventimiglia. Fra storia e immaginazione. A Ventimiglia per gustare il senso di una mostra che va oltre i confini della città. Che fa riflettere e scoprire mondi più grandi. Con la magia della fotografia. E lo spirito avventuriero di un fotografo, McCurry, come un corsaro, anche lui. Che combatte la sua battaglia a colpi di clic. Per restituirci tutta l'umanità del mondo.

Una foto e 742 parole.

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