sabato 16 aprile 2011
Domenica. Dall'ombra e dal freddo dei vicoli di Trastevere si apre d'improvviso la piazza con lo sfondo della basilica di Santa Maria dove il sole ne riscalda le mura e gli ori sembrano trovare riflesso nella fontana. In un angolo davanti a un caffè, appena aperto, siede su uno sgabello una donna ancora giovane, dai lineamenti classici e senza trucco. Le sue mani passano vibranti sulle corde di un clavicembalo, mentre una orchestra invisibile l'accompagna piano. Ha gli occhi chiusi e sorride fra sé quasi fosse sola a godere la sua melodia. Le note di Caikovskij sembrano allagare tutto lo spazio attorno. Qualcuno passando rallenta il passo, un ragazzo ascolta in ginocchio, poi lentamente la gente si ferma attratta dall'incanto della musica e dalla figura inaspettata di questa donna che sembra suonare solo per il proprio piacere. Ci sono degli applausi, allora lei apre appena gli occhi che si rivelano chiari. Ai suoi piedi, accanto a un piccolo cestino di paglia con poche monete, si vede una foto di lei giovane con i lunghi capelli ricci e scuri tutti portati su una spalla ad arricchire un abito di scena. Forse tanti anni fa suonava in un'orchestra. «Sì, ma dove?». Si chiede un signore che da qualche minuto sta assorto ad ascoltare. Con quegli occhi semichiusi sembra vedere un altro mondo che conosce lei sola. È fra la sua gente, noi siamo solo delle figurine su uno schermo che fra poco sparirà. Ora la piazza ha ripreso la vita di sempre: c'è chi passa in fretta, chi siede ai tavoli del caffè, chi parla forte. È per lei tempo di andare. Raccoglie le sue cose, tiene in braccio lo strumento e se ne va con la sua lunga gonna bianca e nera, dopo aver chinato il capo per un grazie a chi si è fermato ad ascoltare. Il ragazzo si alza e le bacia la mano. Scene di vita di una città abituata ad accogliere etnie diverse e storie di antico dolore e di morte, ma sa gettare su tutto l'oro del suo sole che non viene negato a nessuno. Città che sorprende anche chi la vive da sempre. Quando ci si regala qualche ora di libertà e si finge a se stessi di essere dei turisti pronti a dimenticare le solite strade tra l'ufficio e le casa e ci si lascia andare, si scoprono angoli meravigliosi e inaspettati. Provate ad attraversare Villa Celimontana, vi troverete dall'altra parte su una piazzetta, in alto sopra la città. Il rumore delle macchine vi arriverà assopito, come avesse attraversato a fatica i secoli che dividono questo luogo, tra le rovine di colonne e capitelli dell'epoca romana, dai giorni nostri. Qui si recupera il gusto del silenzio e il piacere di respirare l'odore dei pini e di quella fioritura dei platani che regalano al vento di questa primavera il loro antico ed aspro profumo. Cespugli viola e rami bianchi di fiori selvatici dal nome sconosciuto ti insegnano che la vita rinasce sempre, che l'ansia, la pena, le difficoltà di ogni giorno e di ognuno hanno anche loro un tempo che finisce e che non si deve mai perdere la fiducia perché il mondo ha comunque un suo cammino regolato da leggi eterne.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: