È la ricostruzione interiore che dà senso alla presenza della Chiesa dentro il mondo
mercoledì 18 dicembre 2019
Se ciò che la Chiesa vive dentro i muri delle chiese non celebra la vita poco senso ha la sua presenza nel mondo, perché i riti e le liturgie dovrebbero essere fonte e culmine della relazione tra Dio e gli uomini. Qualche decennio dopo la ricostruzione del tempio a Gerusalemme, avvenuta nel 520 a.C. dopo il ritorno dall'esilio babilonese, il popolo di Israele faticava ancora a ritrovare il cuore della propria fede. E così furono diverse le voci di profeti che si fecero sentire per ricordare la direzione da prendere. Tra queste vi fu anche quella di san Malachia, il cui libro chiude la serie dei profeti minori dell'Antico Testamento. Malachia sapeva che il futuro di Israele stava nella ricostruzione "interiore", fatta non solo di edifici di culto rinnovati ma anche di rapporti sociali fecondi – da qui la difesa di istituzioni come il matrimonio – e di riti pieni di vita, celebrazioni di una fede e di una giustizia testimoniate davanti al mondo intero.
Altri santi. San Graziano di Tours, vescovo (III sec.); san Wunibald di Heidenheim, abate (701-761).
Letture. Ger 23,5-8; Sal 71; Mt 1,18-24.
Ambrosiano. Rt 1,15-2,3; Sal 51 (52); Est 3,8-13;4,17i-17z; Lc 1,19-25.
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