mercoledì 30 marzo 2022
Che sta succedendo? A volte capita di dovere rivolgere una domanda a qualcuno, non tanto perché abbia la soluzione ma per l'esigenza vitale di condividere un momento storico. Che succede Carlin, come la vedi tu? È stata la telefonata che ci siamo fatti ieri, come altre volte quando c'era il tema degli Ogm che incalzava o quello di “Nutrire il pianeta” dedicato all'Expo. E Carlin Petrini anche questa volta ha accettato il dialogo, di fronte alle notizie di una crisi alimentare che spingerebbe da un lato a utilizzare i terreni incolti, dall'altro a tornare a un passato di coltivazioni intensive, corroborate dal riuso dei fitofarmaci. «Siamo davanti alla possibilità di atteggiamenti virtuosi – ha detto – ma anche a forme di schizofrenia». Eh sì, perché a un tratto sembra che fino a ieri abbiamo scherzato quando si parlava di sostenibilità e di rispetto del suolo, mentre la necessità di un'autosufficienza alimentare ora potrebbe giustificare tutto. «C'è una tendenza regressiva infatti – prosegue Carlin – senza pensare che di fronte alle disgrazie del momento come pandemia e guerra, c'è qualcosa di molto più pericoloso, che è il cambiamento climatico, per cui il depauperamento dei suoli può portare a conseguenze tremende nel medio periodo». E poi c'è il paradosso del grano. Che fino a ieri – m'ha ricordato Carlin – era ai prezzi di 35 anni fa, spingendo così alla conversione di altre colture se non allo smantellamento. Oggi d'improvviso si torna a parlare di autosufficienza. Ma se di mezzo c'è anche il problema del clima che cambia, la gestione dell'agricoltura non può certo avvenire con le coltivazioni intensive. L'appello di oggi allora arriva da due voci, originarie di quella civiltà contadina piemontese che era custode di saggezza, ma anche protagonista di scelte di comodo. Fermiamoci e ragioniamo: non si governa la transizione ecologica con l'impulsività, non ce la si può permettere, anche se la reazione al panico si può capire. «Abbiamo intrapreso un processo lungo: sarebbe un suicidio fermarsi ora», chiosa Petrini. Sarebbe una sconfitta, come sembra essere il ritorno al carbone e a un passato dentro cui un conflitto assurdo rischia di ributtarci, togliendoci per un attimo quel senso di responsabilità che abbiamo verso i figli, i nipoti, generazioni che hanno compartecipato, in questi anni recenti, a un mondo pulito, capace di allontanare la catastrofe che – alla fine – può creare solo l'uomo, ancor più se si scopre egoista e contro un altro uomo.
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