domenica 14 dicembre 2014
La Grande Muraglia fu costruita, nel III secolo prima di Cristo, per difendere la Cina dalle invasioni dei Mongoli che i cinesi temevano. Dopo più di 2200 anni il Muro di Berlino fu alzato per paura dell'Occidente, della sua libertà, religione e democrazia, per paura dell'"altro" mondo. Tutti credevamo che, dopo quello di Berlino, ogni «muro» sarebbe crollato. Invece ce n'è una moda: tra Israele e la Cisgiordania, tra l'Egitto e la striscia di Gaza, tra Stati Uniti e Messico. Sono i segni di un mondo che non sa dialogare e che dell'altro, del povero ha paura: un'epidemia di «eterofobia». L'altro? Meglio ignorarlo, tornare ai tempi in cui ogni città era rinchiusa nelle sue mura. Anche i campi di sterminio nazisti e comunisti erano circondati da un muro. Eppure giovedì Il Manifesto ha lanciato un «Appello per un muro laico all'Università» di Firenze «per la rimozione dei simboli religiosi presenti in Ateneo». Il rettore Alberto Tesi - dice l'appello - «sta indagando la portata del fenomeno». Sarà poi «il Senato Accademico a esprimersi su una questione così dirompente per la laicità delle istituzioni».Dirompente? Che cosa c'è di più innocuo di un crocifisso? Dirompente è l'appello per un muro. I promotori e i firmatari confondono laicità e laicismo e non sanno né che cosa quel «fenomeno» simboleggi né che cosa rappresenterebbe oggi un «muro» in una Università, luogo per nome e definizione più aperto di ogni altro. Quando a papa Ratzinger fu impedito di parlare nell'Aula Magna, la Sapienza di Roma ne uscì declassata. Il vero «laico» dovrebbe essere un maestro di uguaglianza, apertura e fraternità. Ricordate Erode? Aveva paura dei neonati. E gli Scribi e Farisei? Ebbero paura di un Uomo che annunciava un mondo nuovo. I «laici» dell'Università di Firenze vogliono fare del loro Senato Accademico un Sinedrio. LO STRANO DIFENSORELa strumentalizzazione del Natale a fini di festa immotivata, di shopping, di promozioni relazionali e di divertimento continua. Il Venerdì, supplemento settimanale di Repubblica, e Sette, idem del Corriere della Sera, lo maltrattano su molte pagine. Il primo come «l'altro Natale» e oggetto dell'immancabile oroscopo per laicisti superstiziosi; il secondo come presentazione di «Tutti i Natali della Terra». L'unico difensore almeno del presepio è (domenica scorsa) addirittura Corrado Augias, «perché il presepio non può offendere nessuno che abbia un po' di sale in zucca» e «parla a tutti gli uomini» di «pace e fratellanza», perché «appartiene a una radicata tradizione di questo Paese» e «coinvolge anche chi come me a quella religione non appartiene». Peccato che, prima ancora di iniziarne la difesa, Augias la demolisca: «Il presepio nasce da una pia leggenda […] Si concentrano in quelle figurine una quantità di miti e funzioni che, volendo, possono essere arricchite dalla teologia…». Mai visto un avvocato difensore che, all'inizio della sua arringa, dica: però tutto quello che sto per dire non è vero.LO STRILLONELuca Zingaretti-Montalbano è quel bravo attore che tutti conosciamo. Un po' meno bravo sembra essere in logica politica. Venerdì 12 su il Manifesto appare un suo breve atto di fede in quello che, fuori del tempo e dello spazio, insiste a essere un «quotidiano comunista». Zingaretti-Montalbano afferma che «fare qualcosa per salvare il Manifesto si deve», ma non per la serie di motivi sostanziali e affettivi che lui elenca e scarta, bensì «perché rappresenta una voce essenziale nel dibattito politico di oggi, dove l'unica cosa importante è il volume della voce più che quello che si dice». Che importa, insomma, ciò che il Manifesto scrive, basta che strilli.
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