domenica 4 febbraio 2007
«E io vi dico: la famiglia cristiana non esiste». Per combattere una battaglia definita di "laicità" come quella sui Pacs, l"Unità (giovedì 25) chiama a testimone Padre Ernesto Balducci, che nel 1974, durante la campagna referendaria sul divorzio, tenne a Firenze, alla comunità dell"Isolotto, una conferenza che il giornale ripubblica con il titolo appena riportato. Un vero infortunio, perché l"Unità non ha scelto certamente il Balducci migliore. Tutt"altro. Il celebre scolopio, morto nel 1992, sembra aver avuto, quella volta, una crisi di memoria. Affermava, per esempio: «Il Vangelo non ci dà nessun esempio di famiglia precisa»; la famiglia cristiana sarebbe «invece una creazione storica, di cui è responsabile la Chiesa cattolica» e «anche la sacra famiglia è un"invenzione posteriore, borghese, perché la famiglia di Nazareth non è un modello di famiglia, per il semplice fatto che, almeno nelle convinzioni di fede, Maria e Giuseppe non erano autenticamente marito e moglie». Un vero capitombolo, povero Balducci: dimenticava la novità evangelica dell"indissolubilità del matrimonio con tutte le sue conseguenze, che Giuseppe era realmente lo sposo di Maria (Mt 1,19: hanèr; in greco, in relazione a una donna significa sposo) e che, se la famiglia è davvero «una creazione storica», quella di Nazareth era, almeno per questo, una famiglia a tutti gli effetti e tanto più «nelle convinzioni di fede». A parte il fatto che, se si vuol restare nell"ambito ristretto di quella "laicità" che il quotidiano ds reclama, la questione dei Pacs riguarderebbe, semmai, il matrimonio civile, quello della Costituzione.
LAICI MA BUGIARDIA proposito di "laicità": sembra che una delle sue regole " così mostra l"Unità (venerdì 2) " sia l"imbroglio. E che le false confessioni fatte per mettere in difficoltà i confessori e pubblicarne le contraddizioni stiano diventando uno sport (da "laici"). Ci sono già stati altri casi anni fa, ma non contenta di aver definito «inchiesta davvero istruttiva» l"imbroglio realizzato 24 volte in altrettanti confessionali da un giornalista dell"Espresso in spregio a ogni deontologia professionale (che ne dice l"Ordine dei giornalisti?), la scrittrice Lidia Ravera confessa di averlo fatto anche lei, quando aveva vent"anni, per un servizio su Abc: «Ricordo perfettamente di aver confessato una decina di aborti in una decina di chiese diverse, a Milano, nei primi anni settanta». Un bell"inizio di carriera. Ma a quello che scrivono i giornalisti bugiardi, che giocano con aborti e sacramenti e poi affermano che «i preti sono sempre lì, immobili, ancorati a una pietrificata assenza di pietà per il dolore delle donne e degli uomini, a somministrare il dogma», voi ci credete?
IL DITTATOREChi c"è di più piccolo, più debole, più povero del concepito? Non si vede né si sente, non ha voce per parlare, nemmeno un nome per essere chiamato. Molti gli rifiutano persino la qualifica di essere umano e negli ospedali lo considerano "rifiuto speciale". Non ha neppure diritto al cimitero, ma a un bidone per l"inceneritore. Ora una legge della Lombardia ne ha reso obbligatoria la sepoltura, ma il Manifesto (giovedì 1) accusa l"«immaginazione perversa che sovrappone il corpo di un bambino a un grumo di cellule» e cita il ginecologo Carlo Flamigni: «È un altro passo verso la dittatura degli embrioni».
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