giovedì 27 ottobre 2016
Margaret Boemer era al quarto mese di gravidanza e non era pronta per un'altra brutta notizia. Uno dei due gemelli che portava in grembo era morto. Le speranze della donna texana e del marito erano riposte in Lynlee, che continuava a svilupparsi nel suo utero. Ma la piccola era in grave pericolo: un tumore sulla spina dorsale era diventato grande quanto lei. Teratoma sacrococcigeo, si chiamava la rarissima neoplasia, e l'avrebbe uccisa prima della fine della gravidanza.
Un medico ha consigliato a Margaret di abortire. La donna si è rivolta a un altro specialista. Poi a un altro. Non c'era davvero nulla che potessero fare? La risposta che voleva sentire è arrivata dopo altre preziose settimane dal Texas Children's Fetal Center. In realtà qualcosa c'era, ma era rischioso, difficile, al limite della fantamedicina. Si trattava di “far nascere” Lynlee, rimuovere il tumore e poi rimetterla nella pancia della sua mamma. I Boemer hanno subito detto di sì.
Poche ore dopo, una squadra di chirurghi ha estratto dall'utero il corpicino che, a 23 settimane, pesava mezzo chilo. In 20 minuti hanno tagliato il tumore, riuscendo a tenere in vita la creaturina quando il suo cuore si è fermato. Poi l'hanno rimessa nel grembo di Margaret. Tre mesi dopo è arrivato il momento di farla nascere. Per davvero. La bimba aveva raggiunto i due chili e mezzo. Mamma e papà l'hanno presa in braccio, increduli che fosse del tutto sana e, insieme alle loro due altre figlie, hanno deciso di darle un secondo nome: Hope, Speranza.
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