mercoledì 11 dicembre 2019
Può succedere che nel mezzo dei propri pensieri (come passar le vacanze, quali regali comprare, il pranzo di Natale con chi e con quali pietanze) uno venga raggiunto da qualcosa di non consuetudinario. Per esempio una cena con mille persone, alla Fiera di Padova, dove da 18 anni l'Associazione Santa Lucia, aiutata da 300 volontari, convoca imprenditori, politici, autorità di ogni ordine e grado e dirigenti del mondo cooperativo e associativo. È successo lunedì scorso, con una cena ispirata al chilometro ravvicinato, dove da un video è apparso il cardinal Mario Zanari, nunzio apostolico in Siria, che ha portato i saluti parlando del cuore che vede. Un cuore che lo ha sostenuto a promuovere gli "ospedali aperti" con iniziative a Damasco e ad Aleppo. Era uno dei sette progetti che Avsi, l'associazione non governativa per la cooperazione internazionale, ha scelto di mettere al centro delle iniziative di solidarietà per questo Natale. E la cena di Santa Lucia è l'appuntamento più clamoroso, dove può succedere che una persona cambi la prospettiva dei suoi interessi: mi interessa, perché in fondo al cuore c'è il bene. Ed è questa la fonte di comunanza, la risorsa, come l'ha chiamata il professor Vittadini della Fondazione per la Sussidiarietà, che smuove le persone. E se pensiamo che in Venezuela, terra piena di contraddizioni, lo stipendio di un professore equivale a 3 euro al mese, capiamo quanto sia infinito il bisogno, e con esso il desiderio di bene. Chi ha parlato del Venezuela, un giovane quarantenne, ci ha tenuto però a dire che non è la carità pelosa quello che interessa, quanto lo sviluppo del proprio Paese. Per questo hanno creato un progetto per insegnare alle madri a cucinare coi prodotti locali, così come sono in atto iniziative dedicate alla risorsa del cioccolato, che a Padova viene lavorato all'interno del carcere grazie alla Pasticceria Giotto, già famosa per i suoi panettoni. Una catena di solidarietà che unisce i poveri del Venezuela ai carcerati della casa circondariale Due Palazzi, per un'evidente comunanza: un cuore che vede. Ma che c'entra riscoprire le ricette tipiche del Venezuela di fronte a una povertà incalzante? Ce lo ha spiegato quel giovane: c'è bisogno di recuperare un'identità anche attraverso il cibo, ma è necessario darsi da fare, coinvolgersi in un sapere che può essere trasmesso, altrimenti ci si ripiega alla casualità delle donazioni di cibo che quando finiscono lasciano il vuoto. E così cucinare diventa un atto capace di sintesi: significa coinvolgersi, conoscere, trasmettere gusto, ma anche manualità. E mentre noi siamo seduti sul divano a vivere quella bulimia mediatica dello spadellamento televisivo, altrove c'è la necessità di rialzarsi con quel cuore che vede. Anche solo per cucinare… come faceva Gesù coi suoi apostoli.
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