domenica 1 aprile 2007
A ciascuno il suo. Vale anche per i mestieri. P. es. se lo storico fa il filosofo, o il teologo, rischia in proprio. Certe sicurezze ostentate, infatti, diventano fasulle. Venerdì, p. es., su "Repubblica"(p. 1) il prof. Alberigo formula una "assurda improponibilità". Eccola: "E' improponibile che dei membri di un parlamento liberamente eletto possano essere vincolati a un'obbedienza estranea alla loro convinzione di coscienza". Leggi, rileggi, e capisci che per il prof. Alberigo è del tutto impossibile, o è assurdo, che un parlamentare italiano liberamente eletto possa in coscienza essere liberamente d'accordo con una proposta dei vescovi italiani. Parla sul serio, lui, dall'alto tuttavia di un equivoco gigantesco. A forza di ascoltare certi ideologi di un laicismo illiberale, sintesi del 1789 senza ghigliottina visibile, e del 1917 senza gulag all'aperto, si è lasciato intruppare. Domanda: e se un parlamentare cattolico, che tiene ad essere tale, ritiene in coscienza che i suoi vescovi abbiano ragione, è o no libero di decidere con la sua coscienza, o deve consegnarsi mani e piedi, e soprattutto cervello, alla logica delle poltrone e della carriera di partito e di coalizione? Tutto qui, il problema. A forza di studiare il Concilio per trovarvi la conferma delle sue convinzioni precedenti, e anche successive, qualcuno ha finito per convincersi di essere il centro della Chiesa del Vaticano II e secolo seguente. Come il pirulino di mezzo del biliardo del Caffè Sassuvivo di Foligno - caro al fondatore di "Repubblica" - che si ritenesse il centro dell'Universo. Un errore: storico.
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