venerdì 10 giugno 2011
C'è uno spreco evidente di "etica", oggi, nel calcio. E mi riferisco soprattutto alla parola, essendo i fatti sconosciuti al mondo del pallone una volta di più indagato non solo dai curiosi - come da oltre un secolo a questa parte - ma anche dalla polizia, tanto per dire. Ho sentito dirigenti altissimi e responsabili (altro termine di cui si fa spreco) ammettere che cialtroneria e corruzione son figlie del denaro. Dell'eccesso di denaro che ha trasformato uno sport certo mai pulitissimo in una sorta di mondezzaio. Perfetto, come l'invito a trovare una nuova etica, e magari a darsi più concretamente una nuova morale. O recuperare quell'antica. Ma subito dopo, eccoli al Supermercato dei Leoni e delle Bufale a sparare euromilioni a mitraglia, vuoi per l'acquisto, vuoi per l'ingaggio, e fantastici quei giocatori in scadenza di contratto che puoi prenderli al volo spendendo solo quattro milioni l'anno d'ingaggio per tre anni, cosa vuoi che sia? Al Calciobusiness - cui m'oppongo da sempre avendo addirittura aderito al movimento "Abbasso il calcio moderno" - ho dedicato anche le prime pagine di un mio libro, ricordando la fatidica definizione che Sergio Cragnotti diede dei supporters della Lazio, non più "tifosi" ma "clienti", e raccontando diffusamente la storia del principe Raimondo Lanza di Trabia, inventore del mitico calciomercato dell'Hotel Gallia, in Milano, quand'era presidente del Palermo. Si rovinò - il principe - e volò da un balcone dell'Hotel Eden in Roma, trovando peraltro il modo di restare ancorato alla vicenda calcistica, lui che - come racconta oggi anche Marcello Sorgi - aveva vissuto pericolosamente e felicemente mill'altre avventure: lasciò infatti in eredità alla moglie, l'attrice di teatro Olga Villi, un pedatore argentino di nome Martegani. Poco o nulla, insomma. Una commedia musicale di Garinei & Giovannini. Contagliela e cantagliela come vuoi, la storia, ma i Padroni del Vapore - eredi dei Ricchi Scemi - continuano a spandere denaro realizzando bilanci disastrosi e bancarotta pratica e morale, come hanno evidenziato in questi giorni autorevoli cronache finanziarie. E sognano addirittura di vivere un futuro all'inglese o alla spagnola, ignorando lo spaventoso deficit del Liverpool e del Manchester United, quest'ultimo protagonista della superfinale di Champions insieme al grande Barcellona innalzato a modello esemplare anche se, carico di debiti, ha dovuto vendere il virtuoso petto, prima regalato all'Unicef, agli sceicchi d'Arabia. Spaventato dai debiti e oggi anche dagli scommettitori truffaldini che confessano di aver peccato per "necessità vitali", Michel Platini ha disposto un piano di recupero economico finanziario chiamandolo Fair Play, e a sentire certi presidenti paperoni e notori spreconi l'opera di risanamento sarebbe già in corso. A crederci, si ha la sensazione di passare per sciocchi, ora che paginate di giornali e ore di televisione ci stanno propinando almeno un centinaio di nuovi protagonisti del campionato acquistati a peso d'oro. Ma in verità, che cosa resta di questi amori immaginari, di questi campioni virtuali? Vedrete che anche quest'anno funzionerà l'acquisto rateale. Non è così che Ibra è arrivato al Milan?
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