Lo sport dei gesti bianchi che ci dà gioia e stupore
mercoledì 21 febbraio 2024
Gesti bianchi, gesti puliti, gesti educati. Troppe volte qui abbiamo parlato dello sport come fatto sociale totale, sì, ma sottolineandone contraddizioni, disvalori, zone oscure. Per una volta vogliamo parlare dello sport solo per la bellezza che certe azioni, di atleti o di tifosi, possono generare. Così sabato abbiamo visto i tifosi del gruppo Brescia 1991 presentarsi sulle gradinate dello stadio Marassi di Genova, in occasione della partita con la Sampdoria, completamente vestiti con una tuta bianca da lavoro, per ricordare le vittime del tragico incidente del cantiere di Firenze. A pochi chilometri di distanza, alla Spezia, sempre nel campionato di serie B, protagonisti sono stati i tifosi del Cittadella: partita persa per 4-2 e due espulsi per gli ospiti. Invece che contestazioni, tensioni, polemiche, al termine della gara i tifosi veneti hanno completamente ripulito le gradinate del loro settore e messo tutto in alcuni grandi sacchi dell’immondizia che hanno ordinatamente lasciato vicino alle sbarre di delimitazione della curva. Nello stesso weekend, un ragazzo di cui l’Italia è ormai perdutamente innamorata, Jannik Sinner, ha vinto la sua quindicesima partita consecutiva e il torneo di Rotterdam, scalando un altro gradino verso il numero 1 della classifica Atp. Al di là del risultato, Sinner si è dimostrato riconoscente al torneo olandese in cui nel 2020 gli organizzatori gli concessero una wild card per entrare in tabellone. Non era il Sinner di oggi, ma un promettente ragazzo di 18 anni che, tuttavia, il successo non ha cambiato. Lo ha sottolineato il direttore dell’evento Richard Krajicek (icona del tennis olandese, vincitore di Wimbledon nel 1996) che, nel discorso di chiusura, ha reso omaggio a Jannik e alla sua capacità di ammaliare i bambini. Sinner, infatti, non solo non esce mai dal campo finché non ha firmato l’ultimo autografo, ma è capace di invertire i ruoli, come successo appunto a Rotterdam, dialogando con un piccolo tifoso cileno, Lucas, di 12 anni, e riempiendolo di domande: “Da dove vieni? Quanti anni hai? Giochi a tennis?”. Inutile descrivere lo stupore e gli occhi adoranti di un bimbo di fronte a un campione che non si è dimenticato di essere stato esattamente come lui. E poi ancora, stesso weekend a Torino, Napoli ha vinto la coppa Italia di basket contro Milano. Fra i protagonisti in campo Andrea Mabor Dut Biar, 22 anni, nato quattro mesi dopo Sinner, ma in Sud Sudan. Sette anni fa era ancora nel suo Paese, terrorizzato da una guerra devastante che ha contato due milioni di vittime. Scoprì il basket proprio in quel periodo, su un campetto dove, rispetto alle strade dove cresceva, si sparava un po’ di meno. Allenarsi fu la sua salvezza: “Stare in campo era una liberazione -ha detto- era come mettere dentro il ghiaccio il resto del mondo e vedere solo la palla muoversi ed infilarsi nel canestro mentre tutto era immobile. Guerra compresa”. Messo su un aereo da uno zio coraggioso, arrivò in Italia, a Roma. La sua vita prese una direzione inimmaginabile: la scuola e naturalmente il basket, sempre più protagonista dalle sue giornate. Sembrava già tanto, tantissimo così, almeno fino a domenica. Perché lo sport, qualche volta, va oltre le aspettative, è capace di solidarietà, esempio, gioia, sorrisi. Sarebbe bello “mettere dentro il ghiaccio” questo mondo impazzito. Almeno per un po’, nell’ultimo weekend, lo sport ci è riuscito. © riproduzione riservata
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