giovedì 11 giugno 2020
La più grande vittima del pensiero di questo pesantissimo inizio di millennio è la Verità. Ne avverto il calvario, le frustate, gli sputi in faccia, l'avanzare incerto e dolorosissimo fino al suo annichilimento. Il Golgota in cui si rappresenta la sua fine è il "così la penso io", dove si incoraggia proprio che sette miliardi di persone pensino "con la propria testa". Nefanda utopia. Questo impero dell'opinione individuale è l'ultima, quella fatale, conseguenza dell'illusione di una democrazia perduta, ridotta a imitazione di sé stessa. Esiziale togliersi di torno di una capacità di giudizio che se ancora esiste lo è nel confronto, nella "cessione di quote" – per usare un lessico proprio alla religione del nostro tempo, la Finanza – di proprio pensiero nel confronto dei princìpi. Ma abituati all'inettitudine brachilogica degli slogan che hanno ormai sostituito i discorsi articolati, ogni chiacchiera individuale si fa grottesco regno di sé stesso. "Il pensiero del proprio pensiero" invece altro non è che il bricolage minuto di scaglie di altrui pensieri raffazzonati da ego sempre più deboli e gonfiati, dediti all'impossibile quanto distruttiva missione di inginocchiarsi di fronte a sé stessi. E non si tratta di narcisismo: lo specchio d'acqua non rispecchia nulla, ma quel nulla, come valore universale, oggi, pesa assai.
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