venerdì 28 aprile 2006
Una società disposta a rinunciare a una libertà essenziale per acquisire un po" di sicurezza temporanea non merita né l"una né l"altra e le perderà entrambe.Trecento anni fa, nel 1706 nasceva da una famiglia inglese esule negli spazi sconfinati americani, Benjamin Franklin che nella memoria comune è ricordato come l"inventore del parafulmine. In realtà egli coltivava vari interessi, certamente scientifici ma anche religiosi e morali, sia pure un po" a suo modo. Da uno dei suoi scritti ho scelto questo aforisma che colpisce una sensazione (e una tentazione) vivissima anche ai nostri giorni. È evidente, infatti, la reiterata domanda di sicurezza che viene avanzata dai cittadini, una domanda giustificata anche perché la società si sta spesso sfaldando e diventa in certi settori - e non solo quelli del degrado ma anche alcuni piani alti della finanza e del potere - degenerata, insicura appunto.Su questa esigenza legittima taluni speculano introducendo forme patologiche di paura che rendono le persone più chiuse, grette e aggressive. A questo punto si può collocare il monito di Franklin. Sì, è giusto rinunciare a una fetta di libertà per avere un po" di ordine, di tranquillità, di sicurezza. Ma guai a premere il pedale fino a cancellare «libertà essenziali» attraverso, ad esempio, prevaricazioni sulla dignità personale, sul riserbo intimo (la privacy è forse un idolo ai nostri giorni, coltivata maniacalmente, ma altrettanto sprezzantemente violata), sulle relazioni generali sociali, sul rispetto della vita umana. Certo, l"equilibrio tra libertà e sicurezza è sempre delicato, ma guai a pensare che tutto si risolva solo con più forze dell"ordine e «pubblica sicurezza» o leggi più repressive, quando non si colgono le radici più profonde.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: