domenica 25 aprile 2010
Ieri al Convegno Cei "Testimoni digitali", è stata spesso evocata la «libertà di espressione». Giusto: puoi pensare ed esprimere ciò che vuoi, ma il contenuto espresso comporta il giudizio, anch'esso libero, di chi ascolta, vede e legge. Ieri qui concludevo accennando a quelle «mani segnate da chiodi» che in questi giorni attirano centinaia di migliaia di persone a Torino. Ovvio che anche su questo ci sia libertà di espressione, ma chi si esprime in un certo modo, deve accettare di essere giudicato da chi lo vede, lo ascolta, lo legge. Ebbene, in edicola trovo una rivista, pubblicizzatissima con orgoglio da giornali come "Repubblica", "Il Fatto", "Unità" e molti dintorni, che tratta proprio dell'"evento" di Torino. Eccone il grande "strillo" di copertina: «L'inganno della Sindone». Dopo una piccola «finta» di dialogo " «la mossa»! " trovi una somma di insulti: la Sindone è un falso, la sua stessa ostensione è un imbroglio voluto. Ciò senza alcun dubbio e con prove, dette schiaccianti, in realtà ridicole «trovate» di matematici o esperti chimici per l'occasione allegramente travestiti da istrioni, che già prima di cercare hanno trovato tutto e, aiutati da qualche bignamino storico-biblico, questo solo presentano, ripetendo da decenni le stesse facezie. Leggi: nessuna novità! E che dici? Una cosa, anzi due. La prima è «viva la libertà!». E la seconda è che chi esibisce, pubblica ed esalta quei contenuti non si deve meravigliare, poi, se quelle centinaia di migliaia di persone, o magari anche altri milioni, quando e come possono, esprimono il loro giudizio che pesa, e se ti casca addosso ti schiaccia. Succede?
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