martedì 29 maggio 2007
Magisteri "laici", supponenti ma di moda. "Caro Papa, l'impresa 'buona' pensa solo al profitto"! Domenica ("Libero", p. 8) così Iuri Maria Prado in cattedra ribatte ruvido al Papa, per il quale "la buona impresa non pensa solo al profitto". Radicale e pannelliano, liberista e libertario, lui non accetta che l'uomo venga prima del profitto, trascura quel "solo" e trattandosi del Papa parte in quarta e senza freni. La sua sparata, presa sul serio, potrebbe essere usata per esaltare la "bontà" di imprese come lager e gulag e di impresari schiavisti di tutti i tempi. Ma dar comunque torto al Papa è di moda anche tra "saggi" matricolati. Domenica sul "Corsera" (p. 33) Sergio Romano dà ragione ad un lettore che, riferita correttamente una frase del Papa in Brasile, la legge - nero su bianco - come "negazione ignorante e stupida" degli orrori del colonialismo europeo in Sudamerica. Non si accorgono, in due, che il soggetto della frase del Papa non era la colonizzazione, ma "l'annuncio di Gesù Cristo e del suo Vangelo". Di più: Romano ricorda che Giovanni Paolo II per "la colonizzazione" ha chiesto perdono nell'Anno Santo, ma dimentica che per quella richiesta di perdono l'appoggio primo al Papa venne proprio dal cardinale Ratzinger e quindi sostiene che oggi, con Benedetto XVI, "la Chiesa ha smesso di chiedere perdono". Altro scampolo della moda è sulla "Stampa" (p. 4): il ministro Giuliano Amato cita dal Catechismo della Chiesa Cattolica un paragrafo sull'accani-mento terapeutico e per Fabio Martini la cosa è una "sfida alla Chiesa del Dottor Sottile". "Sottile" il Dottore, ottuso l'interprete in pagina.
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