venerdì 17 settembre 2010
Religione in pagina: spesso questione di toni, ma talora con toni giusti troppa ambizione. Mercoledì "Corsera", intera p. 38: «Giorello, lezioni di ateismo liberale per chi rifiuta una fede intollerante». Armando Torno sul nuovo libro, «Senza Dio. Del buon uso dell'ateismo», di Giulio Giorello, che dichiara il programma di «liberare Dio da coloro che ne parlano troppo e a vanvera». Rilevi i toni garbati, ma anche per l'Autore ti pare scontata - è storia recente - la possibilità di un «cattivo uso dell'ateismo». Poi rileggi i due punti del "programma". Primo: se occorre «liberare» Dio, allora un «Dio liberato» è almeno possibile. Secondo: se ci sono quelli che «ne parlano troppo e a vanvera» potranno esserci anche quelli che prima di parlarne dichiarano di volerne ascoltare la parola possibile, e solo dopo averla ascoltata ne parlano non troppo e non a vanvera, ma in una misura che pare giusta ed a ragion veduta ed esercitata. Forse la pretesa di Giorello è pensare che per non parlare troppo e a vanvera di Dio occorra tacere del tutto o addirittura negarlo. Libertà, ovviamente, ma ci pensino, lui e anche Torno: in pagina, proprio lì sotto, su quel libro c'è la «riflessione» del cardinale Martini, che non pare uno che parla «troppo e a vanvera» del Dio in cui crede e cui ha dedicato la vita. E Martini comincia così, «Non condivido le opinioni di fondo dell'Autore», poi dice che il libro può essere «utile a comprendere la mentalità dei non credenti». Un bel ridimensionamento dell'ambizione sostanziale della pagina intera e del libro. Tema su cui «ragionare»: con toni giusti e ambizioni realistiche"
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