venerdì 27 febbraio 2015
A forza di usarla, l'espressione «nativi digitali» si è logorata. E dal designare i giovanissimi che non conoscono un mondo senza tecnologie digitali ha finito per riassumere l'indecifrabilità di un'intera generazione agli occhi di adulti irreparabilmente analogici. Come si fa a sganciare il figlio adolescente dallo smartphone che pare diventato una protesi della sua mano? «Che ne so, è un nativo digitale...». Per cercare un codice condiviso di comunicazione sull'uso consapevole di tutti i dispositivi che assediano la vita di bambini e ragazzi l'Istituto di informatica e telematica del Cnr di Pisa insieme alla Ludoteca di Registro.it (l'anagrafe italiana dei domìni Internet) ha messo a punto Internetopoli, applicazione scaricabile gratis dal sito www.internetopoli.it. Si tratta ovviamente di un gioco che – come spiega il Cnr – «cala i bambini in una città immaginaria», il Web, con «numeri e indirizzi di persone, cose e istituzioni». Il linguaggio non può che essere quello di una qualsiasi app ludica: affrontare sfide corrispondenti a livelli da superare attraverso quesiti, con video e mappe, per passare alla tappa successiva. Dover rispondere correttamente obbliga a imparare concetti che, ascoltati da mamma e papà, il più delle volte suscitano insofferenza, radicando l'idea che tra "nativi" e "immigrati" digitali si sia aperto ormai un canyon, anche se le tasche e i salotti di noi adulti rigurgitano di ogni genere di terminale elettronico. L'app del Cnr è stata concepita anche per uso scolastico, compatibile con le lavagne multimediali. Perché la sfida educativa, oggi, passa anche dagli smartphone.
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