Legumi, il successo della “carne dei poveri”
domenica 13 febbraio 2022
Legumi, "carne dei poveri" di una volta e ricchezza per tutti oggi. Anche dal punto di vista alimentare oltre che economico e occupazionale. Un tesoro italiano a dire la verità un po' trascurato, che negli ultimi anni ha davvero perso terreno. E che varrebbe la pena proteggere di più. Consumi e mercati, prima di tutto. Stando ai coltivatori diretti (che hanno fatto i conti in occasione della Giornata mondiale Fao dei legumi che si celebra il 10 febbraio), nell'ultimo decennio i consumi sono aumentati del 47%, dai piselli ai fagioli, dai ceci alle fave fino alle lenticchie. Alla base del fenomeno, pare vi sia la cosiddetta "svolta green" nelle scelte di acquisto dei consumatori, il ritorno ai piatti di una volta, l'attenzione al borsellino, la semplice moda alimentare collegata al salutismo e al risparmio. Fatto sta che le coltivazioni nazionali di legumi sono ormai diffuse su oltre 150mila ettari ai quali se ne aggiungono 273mila seminati a soia. Troppo poco però. Perché queste preziose coltivazioni subiscono la concorrenza spietata delle importazioni con, dicono i coldiretti, «arrivi di prodotto a basso costo e ridotta qualità, magari favoriti dagli accordi commerciali». Negli ultimi tempi la richiesta pare sia stata così tanta da far arrivare in Italia oltre 400milioni di chili di legumi vari. Con esempi che fanno pensare. Il 90% delle lenticchie consumate pare essere di origine estera (canadese e americana), ma percentuali piuttosto alte si registrano anche per fagioli, piselli e ceci. Con tutto ciò che una situazione di questo genere comporta in termini di sicurezza e qualità alimentare. Aumentare la produzione nazionale, appare quindi sempre più una necessità ineludibile. Intanto, i legumi sono addirittura diventati il centro di una sorta di esempio di scienza condivisa. L'Università Politecnica delle Marche (cattedra di genetica vegetale), nell'ambito di un progetto Ue ("Increase" www.pulsesincrease.eu ) oltre a descrivere con metodi innovativi
migliaia di varietà locali di leguminose, ha avviato una ricerca partecipata. Detto in parole semplici, i ricercatori hanno realizzato un esperimento di "scienza dei cittadini" coinvolgendo, lo scorso anno, 3.500 persone che hanno richiesto e ricevuto più di 1.000 varietà di fagiolo che, utilizzando un app, hanno contribuito a valutare nei loro campi o orti e, poi, nei loro piatti. Dopo il primo anno, adesso l'esperimento continua e promette ulteriori risultati prospettando, viene spiegato, la creazione di un sistema totalmente decentralizzato di conservazione delle risorse genetiche vegetali. Insomma, la "carne dei poveri" ha fatto molta strada.
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