martedì 31 maggio 2011
Ieri "Corsera" (p. 32 intera): «Il maestro reticente e il profeta inascoltato». Leggero come sempre Alberto Arbasino bacchetta «ogni tipo di presunzione intellettuale». Tema interessante, e lì sotto trovo pubblicità per l'Ovidio delle "Metamorfosi", su cui ci sarebbe da pensare anche a proposito di Arbasino, ma nella pagina accanto, la 33 " caso prodigioso " ecco Jan Fabre, «artista, coreografo, regista teatrale e scenografo», autore di una sua "Pietà" ispirata a quella di Michelangelo, ove però non solo «Cristo indossa un vestito da sera», ma " qui è la novità principale " «tiene in mano un cervello, organo della compassione». Libertà artistica, che andrebbe bene, ma lui vi aggiunge una roboante dichiarazione esemplare: «La mia Pietà supera Michelangelo!» Beh, come esemplare di ridicola «presunzione intellettuale» siamo ai vertici, degni di ogni "pietà". Ancora qualcosa? Sì! Poco dopo, p. 36, ecco una paginata intera di Emanuele Severino: «Natura e fede secondo Malik». Altra stoffa, altra dignità, ma quanto a «presunzione intellettuale» qualcosina la trovi anche lì, con il solito giudizio liquidatorio sul «mito cristiano». Severino da almeno 40 anni lo annuncia inevitabilmente morente incarnato dalla Chiesa cattolica, e perciò anche qui scrive che esso, sì, «continua a salvare il credente dell'Europa moderna», ma «soltanto" quando si esprime nella fusione di riti e arte» come «la Divina Commedia, la Cappella Sistina (ecco di nuovo Michelangelo! ndr) e la Passione secondo san Matteo» La "salvezza", dunque, solo da letteratura, pittura e musica! Non ci sarà, anche qui, un pizzico di «presunzione intellettuale»?
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