sabato 3 aprile 2004
Bisogna essere lettori puri che leggono per leggere, che sanno leggere e leggono semplicemente. Uomini che leggono un'opera solo per vederla e capirla, solo per leggerla e accoglierla, per cibarsene e nutrirsene, come di un cibo prezioso per crescere, per acquistare valore, interiormente, organicamente" Uomini che sanno leggere e che sanno cosa vuol dire leggere, cioè penetrare dentro un'opera. Mi capita spesso di sentirmi rivolgere una domanda ingenua: ma lei li legge tutti i libri che legge o cita? Leggere è un'arte che s'impara con un po' di passione personale, di impegno ed esercizio ma anche con una predisposizione di partenza, con una dote di natura. E quest'arte comprende la capacità di percorrere il testo con intelligenza, senza la pedanteria di chi segue in modo meccanico riga per riga, senza gradazioni e capacità intuitive. Si tratta di un'arte che è sempre più abbandonata nei nostri giorni televisivi, affidati all'immediatezza dell'immagine, alla superficialità della battuta, alla banalità della chiacchiera. Charles Péguy (1873-1914), poeta francese, ci ricorda con le parole che ho sopra citato quanto sia importante la lettura che "penetra dentro un'opera", la lettura autentica che è nutrimento dell'anima (nutrimentum spiritus, si leggeva sul frontone di antiche biblioteche). Stile e trama, immagini e descrizioni sono - nelle opere di valore - intimamente intrecciate col messaggio ed è per questo che esse sanno conquistare fantasia e pensiero, emozione e volontà. Certo, non tutti i libri sono così, tante sono le pagine solo da scorrere, altre persino da evitare. Ma ai nostri giorni è necessario ritornare a leggere e a riflettere, a capire e ad accogliere dentro di sé un messaggio, nella pacatezza della vera lettura.
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