giovedì 20 settembre 2018
Terra, mare, luce, tempesta, stagioni sono le diverse tele della galleria cosmica davanti alle quali Giobbe è invitato a fermarsi, alla fine del libro che porta il suo nome, per arrivare attraverso di esse a riappropriarsi dell'ordine cosmico proveniente da Dio che fa da garanzia al senso dell'assurdo momento che Giobbe sta attraversando, che a lui sfugge, ma che è reale così come veri sono gli elementi che gli sono sottoposti quali pegni di armonia e di significato. A un certo punto del percorso riflessivo proposto a Giobbe, ci incontriamo con questa domanda divina: «Dove sono fissate le sue basi o chi ha posto la sua pietra angolare, mentre gioivano in coro le stelle del mattino e acclamavano tutti i figli di Dio?» (Gb 38,6-7). È come se a Giobbe venisse proposto un filmato d'epoca che riproduce una cerimonia memorabile: la posa della prima pietra della terra. Al momento dell'avvio dell'edificio cosmico le stelle sono le coriste che celebrano le qualità dell'architetto, Dio, e si complimentano con lui. Esse che eseguivano canti festosi in quel momento solenne e indimenticabile attestano che il progetto dell'edifico cosmico c'è, è valido, e garantisce ordine non solo per sé stesso, ma anche per ogni vicenda che si svolgerà al suo interno, inclusa quella di Giobbe.
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