martedì 22 dicembre 2015
Il coraggio di non mollare, rimboccarsi le maniche e ripartire. Certamente aiutate dalle istituzioni, ma investendoci anche del proprio, inteso come tempo ma anche come denaro. Così la triste storia di 32 giovani sarte di Gubbio, licenziate dall'azienda tessile Srap chiusa nel 2014, ha preso un lieto fine. Convinte fortemente del fatto che se il lavoro non c'è bisogna inventarselo, le sarte hanno rilevato l'azienda in società comperando nuovi macchinari e ripartendo di slancio. Un milione di euro di investimento, coperto per il 30% dalle stesse lavoratrici, che hanno donato alla causa tremila euro a testa dai rispettivi ammortizzatori sociali, e per il resto una mano da Gepafin, la finanziaria della Regione Umbria (che ha partecipato al capitale di rischio) e da un prestito attraverso il fondo mutui di Sviluppumbria (la società che si occupa dello sviluppo economico regionale). Per il taglio del nastro della nuova impresa «Sartoria Eugubina», nella frazione di Padule, oltre ai vertici Comunali e della Regione, con a capo la presidente Catiuscia Marini, c'era anche uno che di impresa – e di abbigliamento – se ne intende: Brunello Cucinelli, il perugino re del cachemire: «Abbiamo perso il lavoro – hanno spiegato le sarte –, ma non avevamo voglia di rimanere a casa. Così siamo andate in cerca una soluzione, contattato istituzioni e sindacati e avviato questo sogno, che ci ha permesso di non disperdere un patrimonio lavorativo e di metterci in gioco di nuovo. Non è stato facile, ma oggi siamo qui. Ed è già solo questo una grande soddisfazione».
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