sabato 21 maggio 2011
Stazione di Verona. Binario 7. Due persone attendono un treno sedute su una panchina. Uno cerca di accendere una sigaretta, ma l'accendino non funziona. No, non fumo, scusi. Una voce dal tono femminile da lontano avverte dell'arrivo o della partenza dei treni. Ce ne sono tre fermi sui binari e sembra non abbiano intenzione di partire. C'è grande silenzio, pare che la vita si sia fermata a questa stazione. Ogni tanto si accende e si spegne l'immagine di una bella ragazza che vuol farmi comperare una nuova crema miracolosa. L'atmosfera si fa irreale. Una pausa per pensare. Ti viene incontro la folla degli amici, quelli perduti, quelli dimenticati e ti accorgi che per contare gli amici veri ti è sufficiente aprire una mano e contarne le dita. Ma poi guardi più avanti e vedi che nell'ombra c'è tanta gente che ha bisogno di te, chiede di te e se sarai disponibile non sarai mai sola. C'è tanto da fare anche per te che credi, per aver raggiunto la pensione, di avere finito il tuo compito. Non si è mai pensionati finché c'è l'ombra di un sospiro. Ci sono troppe solitudini accanto a noi per non vederle e non averne cura. La vita si è allungata regalandoci dai dieci ai venti anni in più rispetto a quelli che ci sarebbero toccati nel secolo passato. Non si tratta in ogni modo di togliere lavoro ai giovani, ma di rendere ciò che si è ricevuto e farlo senza compenso. È il mondo giovane che ha bisogno di appoggio e di conforto nell'iniziare oggi la propria strada difficile. Ci sono classi di studenti che vogliono sapere come hai fatto a non piegarti sotto le delusioni, a superare le sconfitte, a prendere in mano la tua vita e vincere la paura e l'incertezza, a non perdere mai il coraggio e sorridere anche quando avevi voglia di lacrime. Vogliono sapere come hai superato le cadute della politica del tuo Paese e sapere se vale ancora la pena di credere nel futuro. Soprattutto dovrai insegnare loro che vale sempre la pena di rischiare quando credi in un futuro di onestà e di pace. Che non è mai tempo di lasciare lo studio, la lettura, la sana curiosità delle cose nuove e di non perdere la fede nell'avvenire dell'uomo perché questo essere stupendo che popola la terra può ancora, e per lungo tempo, riempire di meraviglia la fantasia degli scienziati, degli psicologi, degli uomini religiosi. Salgo all'ultimo momento sul mio treno lasciando sulla panchina tutte queste meditazioni. Passa la campagna, la terra fiorita, gli alberi di mele costretti uno contro l'altro a cambiare la loro naturale forma, le viti con le braccia alzate in lunghe file. Infinite vedo arrivare le montagne, una quasi a sorpassare l'altra, rocciose, verdi, coperte di boschi o nude in una corsa come cammelli nel deserto. Chissà perché ci lasciamo richiamare dalle radici dalle quali eravamo fuggiti nella nostra giovinezza trovando il luogo troppo piccolo per i nostri sogni. Ma quando abbiamo visto che ogni parte del mondo ci può offrire le stesse sensazioni, i medesimi progetti, l'inizio e il compimento di desideri simili, allora ricerchiamo il posto dove la prima volta abbiamo scoperto la luce.
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