mercoledì 15 gennaio 2020
Il mondo del vino è in apprensione per via dei dazi Usa che potrebbero penalizzare una voce importante del nostro export alimentare. E il 2020 si apre con questa spada sulla testa che significa instabilità. Tuttavia tutto è programmato, in Italia, per le degustazioni in anteprima dei grandi vini che entrano in commercio, laddove l'accezione "grandi" sta ad indicare i vini che subiscono, per disciplinare di produzione, un affinamento di tre o quattro anni in botte. Fra una decina di giorni ad Alba si assaggiano i Barolo e i Barbaresco; a fine mese l'Amarone, mentre a metà febbraio vanno in scena i toscani, dal Chianti al Brunello. E così fino ad aprile, quando tutto il mondo del vino si ritroverà a Vinitaly a Verona. Lunedì scorso ad Assisi sono stato ospite di un sodalizio di produttori che fanno vini nel rispetto della sostenibilità (l'associazione si chiama "Vini Veri") e fra i 60 banchetti non è passato inosservato quello delle Monache Trappiste di Vitorchiano, già note per la produzione di una teoria di marmellate e confetture. La scintilla per implicarsi nel mondo del vino è stata l'incontro con il produttore Giampiero Bea di Montefalco, che proprio negli States ha aperto una finestra alla loro produzione di bianchi e rossi. E l'assaggio di quel vino così espressivo di un territorio mi ha riportato a due giorni prima, quando 40 delegati dell'Associazione Papillon radunati a Magenta hanno ascoltato, da un video, le parole di due monache di Vitorchiano, una anziana di 80 anni e una giovane. Raccontavano della loro nuova missione in Portogallo, dove costruiranno un monastero che a sua volta ospiterà un laboratorio di pasticceria e domani, chissà, anche una vigna, data la vocazione alla vite che quei terreni hanno. Ora, al di là del progetto che gli amici di Papillon sosterranno con le loro cene In ComPagnia dei prossimi mesi, quello che ha colpito, nella visione del video, era la disarmata letizia di entrambe. La prima che alla sua età decide di implicarsi in una nuova avventura; la seconda che ha raccontato quanto nel lavoro siano totalmente dentro alle problematiche di tutti, dazi compresi, vien da dire. Ora cosa c'entrano le monache di clausura con l'enogastronomia? Lo ha detto la suora più giovane: «Se Cristo è la Bellezza, tutto ne diventa riverbero». Un punto di vista nuovo e antico, giacché i benedettini, oltre mille anni or sono, misero le basi per quella che è la miglior vitienologia del mondo, partendo dal riferimento della gloria a Dio. Ma intanto vien da pensare: meno male che ci sono anche colleghe così, al giorno d'oggi, che dicono non solo dove stia la speranza, ma anche come si fa, umanamente, a non tirare mai i remi in barca, secondo la regola di ciò che è finito e definito. Che resta così perché, in fondo, non si cerca l'infinito.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI