Le limitazioni al Brennero creano danni per miliardi
domenica 18 febbraio 2024
Anche in “tempi digitali” come quelli che stiamo vivendo, basta un cambio di regole commerciali, oppure semplicemente un loro inasprimento, per mandare in crisi intere filiere produttive. Quando poi si parla di prodotti agroalimentari, e quindi deperibili, tutto può accelerare da un giorno
all’altro. Insomma, la crisi nei commerci generata dalle vicende in Mar Rosso è solo l’esempio più clamoroso, ma basta molto meno per gettare nel panico comparti miliardari. Quanto sta accadendo al Brennero è l’esempio più recente. Al confine tra Italia e Austria la situazione è tutto sommato semplice: nuove limitazioni alla circolazione dei mezzi pesanti, imposte da gennaio e ancora in vigore, hanno di fatto rallentato e quasi bloccato il flusso commerciale tra nord e sud Europa. Una condizione che nel giro di pochi giorni ha scatenato prima le proteste dei produttori e dei trasportatori e poi una presa di posizione del governo italiano in Europa nei confronti di quello austriaco. A spiegare il perché di tutto è stata una nota di Coldiretti. Rallentare il traffico merci lungo quella direttrice è un disastro. «Basti pensare – si legge – che attraverso l’arco alpino transitano le esportazioni agroalimentari italiane dirette verso il corridoio Scan-Med (scandivano-mediterraneo) che conta Austria, Germania, Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia e tre paesi dell’Est Europa (Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca)». E cosa significhi tutto questo in termini economici è facile saperlo: la sola Germania è il principale mercato europeo di sbocco del cibo italiano per un valore che nel 2023 ha raggiunto la cifra di 8 miliardi, in crescita del 9% rispetto all’anno precedente. Per evitare situazioni così problematiche, d’altra parte, occorrerebbe una politica fatta da investimenti e regole diverse. Soprattutto per l’agroalimentare. La ricetta degli agricoltori è rimuovere gli ostacoli commerciali, ma anche agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra sud e nord del Paese, ma anche con il resto del mondo, per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo. Buoni ma costosi propositi. E pensare che i problemi al Brennero non sono certo cosa nuova. Nel 2022 una serie di grandi lavori ferroviari in Germania aveva provocato ripercussioni anche nei confronti del trasporto su gomma che era aumentato a dismisura su una rete stradale già congestionata. Problemi momentanei (durati comunque mesi) che si erano sovrapposti anche allora alle regole ferree della circolazione in Austria. E anche allora i produttori e i trasportatori avevano chiesto alle istituzioni di intervenire. L’Associazione nazionale imprese trasporti automobilistici (Anita) aveva tuonato: «La gravità della situazione richiede l’adozione di misure straordinarie per evitare il collasso del corridoio Scan-Med che collega l’Italia con il Centro e Nordeuropa». E per avvalorare meglio la richiesta, Anita aveva presentato un dato: «Lungo il Corridoio Scan-Med l’Italia esporta il 32% di tutte le esportazioni verso l’Europa». Mentre già due anni fa le restrizioni impostate avevano determinato danni miliardari. Adesso tutto si ripete. © riproduzione riservata
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