venerdì 11 novembre 2011
La consuetudine e il Breviario delle Banalità suggeriscono, di questi tempi, un interrogativo curioso ma per niente angoscioso: «Quanto “terranno” Udinese e Lazio?».
Succede spesso che squadre “insolite” tengano la testa della classifica, magari con la complicità del calendario, come è successo domenica sera quando Napoli e Juve non hanno giocato per ragioni di forza maggiore lasciando un vistoso buco al vertice, anche se il Milan è lì, pronto a sostituirle con il buon diritto del gioco, dei gol, delle vittorie, dei campioni e della presente titolarità dello scudetto. Ma va subito detto che Udinese e Lazio non sono proprio “insolite”, non sono due vallette balzate agli onori delle cronache per improvvisa assenza della solite, classiche, bellissime Miss Italia. Dei friulani s'è detto tutto ormai da tempo: il club e la squadra di Giampaolo Pozzo rappresentano l'optimum dell'organizzazione, della gestione tecnico-amministrativa, della competenza sul mercato internazionale e almeno in questo caso non siamo autori di parole in libertà. È diverso il caso della Lazio, vincitrice di un paio di bellissimi scudetti, 5 Coppe Italia, 3 Supercoppe italiane, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Uefa, a suo tempo componente fissa del club delle Sette Sorelle prima della tempesta che ne avrebbe tenute in vita appena un paio lasciandone poi una sola mai retrocessa, l'Inter. La Lazio è in testa con merito, soprattutto per aver segnato il più interessante colpo di mercato: l'acquisto del bomber polacco-tedesco Klose, portato a Roma dal braccio destro del presidente Lotito, Igli Tare, già suo compagno di squadra nel Kaiserslautern una decina di anni fa. Il nuovo goleador laziale è stato lasciato libero dal Bayern di Monaco e Tare è stato il primo a capire che Klose voleva far parte della nazionale tedesca agli Europei che si giocheranno - dettaglio importante - nella “sua” Polonia. Il richiamo della Patria ha portato un vero campione in una squadra già equilibrata e forte ch'era riuscita a liberarsi dell'enigmatico quanto scomodo Zarate. Al centro del conclamato “miracolo”, poi, c'è un allenatore giusto per la “piazza” romana, quell'Edy Reja che - come già a Napoli - ha la fortuna di essere impopolare, quindi in grado di lavorare senza dover render conto di ogni scelta a una tifoseria a dir poco scomoda.
Peccato che in questa fase altamente positiva sia intervenuta la condanna di Lotito da parte del tribunale di Napoli per la fase penale di Calciopoli. Non va certo dimenticato che Lotito ha avuto la sua parte di responsabilità nello scandalo né, peraltro, che ha già subìto e scontato una lunga squalifica; e in ogni caso, rileggendo le pagine “nere” dell'ultima gestione presidenziale della Lazio pre-Lotito - mi riferisco all'epoca Cragnotti - viene spontaneo un confronto a tutto vantaggio del logorroico latinista.
La Lazio “salvata” dal fallimento, se non si smarrirà nelle polemiche sarà sicuramente in grado di continuare a esser protagonista del torneo. Ma mi chiedo, per finire: l'esito del processo di Napoli non finirà forse per pesare su altri titolati club? A Moggi l'ardua sentenza.
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