domenica 10 giugno 2007
Ieri su "Repubblica" (p. 22) - "Quei bizzarri annullamenti della Sacra Rota" - Corrado Augias torna furioso sulle nullità matrimoniali, rispondendo alla dignitosa lettera di una signora che racconta come il marito, che le ha dato due figli, ha ottenuto l'annullamento rotale mentre lei, convocata dal Tribunale, non si è presentata e conclude: "Io che devo pensare?" E Augias? Risponde, ma si capisce subito che il caso della signora non gli interessa per niente, parte in quarta con l'accusa al "papa regnante, Benedetto XVI" che ha chiesto "più severità ai tribunali", aggiunge in fretta che "prima del 1974 l'annullamento della Rota era una specie di divorzio all'italiana" e ricorda ironico che "Marco Mellini citava" cause strampalate di "candide fanciulle" ed altre amenità nelle cause di nullità" Stop. Che dire? Che fretta e superficiale voglia di accusare la Chiesa gli fanno chiamare "Marco" chi si chiama "Mauro", e confondere il 1974 con il 1970. Ma soprattutto che così rivela di non sapere - o di far finta di ignorare - che i tribunali ecclesiastici sono tribunali umani e quindi, come in ogni tribunale, anche lì gli imbroglioni con testimoni e prove false possono ingannare i giudici. O succede che qualche anticlericale ha momenti di clericalismo assoluto, per cui una sentenza rotale è infallibile? Un credente vero sa che anche le sentenze ecclesiastiche valgono "si vera sunt exposita", e cioè "se (nel processo) è stata detta la verita". Un imbroglione che ha imbrogliato moglie e due figli non ha scrupoli ad imbrogliare anche i preti. Anche se poi certi "laici" lo prendono sul serio.
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