La «Via Crucis» di Liszt, i due volti di un capolavoro senza tempo
domenica 1 aprile 2012
Più di cinquant'anni separano le due incisioni della Via Crucis di Franz Liszt (1811-1886) recentemente approdate sugli scaffali dei negozi di dischi; oltre mezzo secolo in cui è profondamente cambiato il modo di intendere la tecnica interpretativa e l'approccio alle musiche del passato, ma in cui il capolavoro sacro del compositore ungherese nulla ha perso del suo autentico messaggio artistico e spirituale.Concepita per un organico che prevede voci soliste, coro e pianoforte (oppure organo), la partitura venne ultimata nel 1879 ma eseguita per la prima volta solo nel 1929, nonostante le grandi aspettative riposte dal suo autore (che sperava di poterla dirigere di fronte al Pontefice).La registrazione realizzata nel 1961 dalla formazione vocale dei B.B.C. Northern Singers e dall'organista Francis Jackson sotto la guida di Gordon Thorne (cd ripubblicato da Alto e distribuito da Milano Dischi) rappresenta un prezioso documento che conferisce veste solenne e spessore drammaturgico a pagine che appaiono scolpite nel granito per ripercorrere simbolicamente l'intera storia della musica: dall'intonazione gregoriana dell'inno Vexilla regis alla limpida trama polifonica di palestriniana memoria dell'O crux d'apertura, dai solenni corali d'impronta luterana (VI e XII Stazione) fino all'afflato quasi brahmsiano dell'Ave crux conclusivo.La versione con accompagnamento per pianoforte registrata nel 2010 dal solista Alessandro Marangoni e dall'Ars Cantica Choir diretti da Marco Berrini (cd pubblicato da Naxos e distribuito da Ducale) porta invece in maggiore evidenza quelle armonie complesse, all'avanguardia e anticipatrici che caratterizzano l'ultimo periodo creativo del compositore, dalle quali emergono in primo piano il linguaggio visionario e le sperimentazioni innovative attraverso cui i già citati rimandi al patrimonio liturgico del passato si stemperano in uno stile quasi impressionistico "à la Debussy".Al pianoforte è qui riservato il compito essenziale di fungere da narratore e da ponte sonoro, commentatore discreto ed evocatore di stati d'animo di forte suggestione; la "voce" prediletta scelta da Liszt per tradurre in musica l'incontro con il Mistero che accompagna l'ascoltatore lungo le stazioni della Via Crucis.
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