sabato 3 marzo 2018
«Era la sera del Venerdì Santo. Tre malviventi, armati fino ai denti, aspettavano la diligenza sul ciglio della strada. Uno di essi, disse: «Pietro raccontaci una storia tu che ne sai tante. E Pietro incominciò: era la sera del Venerdì Santo: tre malviventi, armati fino ai denti aspettavano la diligenza sul ciglio della strada...». Quando eravamo bambini noi al posto del computer, dei telefonini e di altri simili oggetti avevamo le nonne che ci raccontavano quasi sempre le medesime storie, ma a noi piaceva ascoltare quella voce sommessa che ci accompagnava, assieme alla «diligenza dei malviventi» tra le lenzuola profumate di fresco del nostro letto dove ci aspettavano nuovi sogni. Le nonne di oggi non hanno tempo perché spesso debbono sostituire i genitori dei loro nipoti prendendoli dalle ore di scuola, da quelle della ginnastica, del disegno ed altro. Non c'è tempo per le favole che del resto non saprebbero più raccontare, ma come allora debbono nascondere le nostre crude realtà dipingendole con colori accettabili, coltivando nell'animo dei più piccoli fiducia, serenità, amore del prossimo ed anche, volontà di lavorare non solo per se stessi, ma per il futuro del mondo. Dare loro il senso della vita, il gusto del partecipare alla costruzione dei giorni nuovi ai quali sono chiamati senza guardare troppo alla negatività dell'oggi che stiamo vivendo. E poi, allontanarli dagli inutili cortei che portano in giro solo proteste e rivendicazioni che non possono essere accolte mentre si dovrebbe insegnare loro a collaborare con le forze positive, a suggerire possibilità nuove, a condividere con tutti le difficoltà. Di fronte ai problemi comuni vediamo come ognuno si apre all'aiuto per l'altro, perché l'animo umano sarebbe naturalmente portato a condividere il bene e il male, ma l'egoismo, la stanchezza degli anni, la paura di essere compromessi ci offrono la via del silenzio. Così lasciamo soli i nostri ragazzi a decidere del proprio giorno ribellandosi con ormai inutili rimproveri alla presenza di quel vuoto che non abbiamo saputo colmare quando era tempo. Il problema è come riprendere in mano la loro vita quando hanno conosciuto, anche per poco, la forza della violenza, picchiare uno incapace di difendersi, costringere un innocente alla trasgressione: una strada che porta alla violenza, al sopruso, alla crudeltà. Difficile è educare, non basta solo l'esempio familiare poiché il mondo intero entra nelle nostre case ogni giorno con le sue notizie negative, con le immagini delle vendette, degli orrori delle guerre. Come fare allora? Bisogna cercare dove vive la bontà. Cercarla vicino a noi, non è necessario andare troppo lontano, di solito non ha colore, è silenziosa ed ha paura di essere di troppo. Non sempre si vede perché la sua povertà non sta nell'abito o sul viso, ma nell'animo spento, lei non cercherà aiuto, sarai tu che allungherai la mano, che accorcerai il tuo passo perché sia vicino al suo. Sarai tu a farle scoprire quanto sia importante per noi la sua vita, quanto possa essere utile il suo difficoltoso camminare e farci capire che quando arriverà a noi si potrà sopportare. Fai in modo che ritrovi la forza del sorriso, che ricordi che ogni pochi minuti nasce nel mondo un bambino che vedrà il sole e lei, anche da lontano, avrà combattuto perché egli abbia una vita più giusta, più onesta, più vera.
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