La vendemmia promette bene
sabato 30 luglio 2011
Sono positive le prime stime della vendemmia italiana 2011. Buona qualità e volume in linea con quelli del 2010, dovrebbe essere i tratti caratteristici della campagna di quest'anno. Tempo permettendo. Questo, almeno, è ciò che indica il sistema della cooperazione vitivinicola italiana: un buon punto di osservazione per iniziare a capire che vino si berrà. Fedagri-Confcooperative, però, parla di «certo ottimismo» che non dipende solamente dall'andamento delle coltivazioni ma anche dal fatto che la vendemmia verrà affrontata dalle cantine senza giacenze di prodotto invenduto. È l'effetto dell'incremento della domanda internazionale (+16%) registrata nel primo quadrimestre dell'anno. Ed è forse questo il dato più importante che indica una strada che il resto del comparto agroalimentare tenta, seppur faticosamente, di percorrere.
A testimoniarlo sono i numeri dell'ultimo Rapporto INEA (Istituto nazionale di Economia Agraria). Nel 2010, l'occupazione agricola è aumentata di 17mila unità (+1,9%), mentre, dopo la stasi del 2009, nel 2010 il fatturato dell'industria alimentare è cresciuto del +3,3%. Il settore quindi ha dimostrato di essere in grado di rilanciare.
Ma, le dinamiche degli scambi agroalimentari nel 2010 e nei primi mesi del 2011 si sono sviluppate in un contesto caratterizzato dall'incertezza, soprattutto relativamente alla volatilità dei prezzi. E non solo, perché, intanto, i prezzi all'origine di molti prodotti si sono dimostrati tutt'altro che in crescita se confrontati con i costi di produzione. Una situazione che sta diventando insostenibile e la prova sono le numerose manifestazioni di questi ultimi giorni a difesa delle quotazioni della frutta, dei maiali e del latte. Solo pochissimi prodotti, in effetti, avrebbero beneficiato dell'aumento dei prezzi all'origine (cereali, mais, riso e zucchero), mentre tutti gli altri (soprattutto quelli ad alta intensità tecnologica), sarebbero sotto la pressione degli effetti degli aumenti dei costi per i fertilizzanti, per i mangimi e per i carburanti. Tutto poi si complica se si confrontano le condizioni dei mercati nazionali dei mezzi di produzione con quelle dei mercati esteri. Esisterebbe, infatti, una asimmetria notevole nell'andamento delle quotazioni dei mezzi tecnici che si traduce in una diminuzione di competitività delle imprese italiane nei confronti di quelle di altri Paesi.
Sempre l'INEA, poi, fa rilevare la forte percentuale di imprese pesantemente indebitata: 980.000 aziende su 1.620.000 presentano un'eccessiva esposizione debitoria nei confronti dello Stato. L'agricoltura italiana, dunque, attraversa un periodo complesso, sia per ragioni interne, sia perché deve comunque fare i conti con mercati più globalizzati di prima. È per questo che sostanzialmente tutti gli operatori guardano con attenzione proprio agli strumenti e alle aggregazioni d'impresa per conquistare meglio i mercati esteri. È un cammino difficile ma ormai irrinunciabile anche per le aziende agricole italiane.
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