martedì 11 aprile 2017
«Nessuno è tanto barbaro da non potersi mitigare, se dà paziente ascolto all'educazione» (Orazio, Ep. 1,1).
Ci meravigliamo e stupiamo quando ci rendiamo conto che il male che era già presente in altri popoli è infine arrivato a noi, senza che ce ne accorgessimo: cioè che giovani usino violenza fra loro fino alla morte. Quel crimine pensavamo fosse del tutto estraneo alla nostra civiltà, perché ci ritenevamo difesi da umanità e integrità; e non avremmo mai immaginato di arrivare a tal degrado da provare per noi stessi l'orrore che prima provavamo guardando gli altri. E chi, se non è stato educato dalle belve, non inorridisce ogni volta che legge nei giornali che un giovane è morto prematuramente per mano d'un altro, o di molti altri? E non senza ragione proviamo una giusta rabbia che ci induce a non sopportare l'impunità per quel crimine. Però, se davvero vogliamo sradicare il male, bisogna non solo considerare cosa si debba fare a reato compiuto, ma anche cosa è successo prima, tanto da portarci a uno stato così deplorabile. Perché quando odio, malevolenza e altri turbamenti dell'animo si lasciano arrivare al punto di spingere un giovane obnubilato fino a un'ira palese, si tratta di uno stato esaltato e sfrenato. E siccome nessuno nasce educato di natura ma deve essere portato alla moderazione e alla convivenza, chi non si sarà distinto per alcuna cura d'educazione non è che finisce per diventar barbaro, ma piuttosto lo rimane. Infatti l'umanità, che è contro ogni barbarie, non è dono quasi di natura, ma va conquistata con impegno e fatica. Dunque, quando compiangiamo unanimi i mali che affliggono i giovani, non inutile mi pare chiedersi se le cose con cui li imbottiamo li spingano davvero all'umanità, o se invece li istighino alla barbarie. Forse che vedono gli altri, per esempio gli adulti, agire più con la ragione che d'istinto? A rapportarsi più col dialogo che con la violenza? A moderare la vita con armonia e concordia anziché turbarla con odio e sopraffazione? A giudicare da quel che vedo non direi, ma al contrario spesso vedo che è lodato e premiato chi fa il contrario. Perciò non mi pare da meravigliarsi che adesso raccogliamo spine e zizzania, se abbiamo da tempo tanto trascurato il campo della nostra società, che poco ne rimane di ben coltivato.
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