martedì 1 novembre 2016
Gli antichi poeti immaginarono che le Muse, generate da Giove, fossero state tutte insieme partorite da Mnemosine; aggiungevano che Apollo fosse stato messo a capo del loro coro, e che sotto la guida del dio le belle sorelle convenissero e s'armonizzassero tra sé. Ovviamente le arti, nonostante ogni campo sia per sé definito, son tuttavia da congiungere con un vincolo comune, se grazie ad esse, vogliamo diffondere qualcosa di più grande e di più solenne della natura mortale. Al contrario, se separiamo l'una dall'altra scomponendole, che cosa mai potremmo aspettarci da esse, se non che perdano vigore, come i rami d'un albero abbattuto? Quindi bisogna rivolgere un mònito a tutti coloro che, specializzandosi in una sola arte, non vedono quel vincolo per mezzo del quale essa è congiunta specialmente con tutta l'armonia delle cose e con l'unità della natura. Infatti se le Muse non congiungono le membra tra sé mentre cercano di ballare in cerchio, non guarderanno al segno d'Apollo che le dirige, ma volgeranno gli occhi ciascuna ai propri piedi, per evitare che urtandosi le une con le altre inciampino con una ridicola caduta. Sbagliano quindi i pittori che, imbevuti solo superficialmente di letteratura, cercano continuamente stimolo da ogni parte, e prendon lucciole per lanterne; sbagliano gli storici, se non capiscono che Clio, alla quale si dedicano con diligente zelo, non solo gode della dolce compagnia delle sorelle ma ne ha anche bisogno; per non parlare dei cultori d'Urania, che credono che le osservazioni del cielo siano da allontanare dalla schiera dei poeti. Giovanni Gentile, al quale si potrebbero rimproverare molte cose, ma nessuno negherà che sia stato esperto giudice e ardentissimo difensore delle buone arti, mentre preparava i programmi dei licei certamente pensava dentro di sé a questo vincolo. Perciò, penso che la salvezza del liceo classico risieda soprattutto nella reintegrazione di quel legame, per mezzo del quale tutte le Muse sono legate tra loro. Da ciò infatti deriverà che gli studenti non vedano solamente dettagli, come rami tagliati, ma ammirino l'immensità di quell'albero che un tempo cresceva con tanta fecondità e diffondeva la sua linfa per tutta la vita degli uomini: certamente quell'albero è l'alloro, sotto il cui riparo la dolce armonia d'Apollo, se non è percepita con le orecchie, s'afferra senza dubbio con l'animo.
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