martedì 20 settembre 2016
Ogni volta che penso quanto gli umanisti si sian mostrati aperti alle culture degli altri popoli, rimango profondamente ammirato. Già nel Quattrocento Nicola Cusano aveva la geniale intenzione di convocare un concilio al quale partecipassero non solo i cristiani d'ogni confessione, ma anche i rappresentanti di altre religioni per discutere sulla «pace della fede». La sua intenzione era stabilire un'unica religione nella diversità dei culti.Contemporaneamente Enea Silvio Piccolomini, mentre sedeva sul soglio papale, scrisse una lettera a Maometto II, sultano dei Turchi, in cui confrontava molte dottrine cristiane con le islamiche. Ma dobbiamo limitarci alla Chiesa? Basterà dare uno sguardo ai filosofi, come Pico della Mirandola e Marsilio Ficino fra gl'italiani, Giovanni Reuchlin fra i tedeschi o, poco dopo, Giovanni Bodin in Francia, che penetrarono le letterature araba, ebraica, «caldaica» per afferrare la radice comune dell'umano conseguita assieme alla pace universale.La cosa è di straordinaria importanza e quasi incredibile, e val la pena oggi d'indagarne non tanto gli effetti, che furono quelli che furono, ma le cause. Se qualcuno chiedesse la mia opinione sull'origine di quest'interesse, direi senza dubbio che un ruolo l'abbia avuto l'insegnamento del greco. Fin quando infatti la lingua greca era quasi disprezzata come idioma degli scismatici e dei pagani, i cattolici rimasero confinati nel recinto delle lettere latine, e in esse soprattutto degli scritti cristiani. Ma non appena ebbero il coraggio di fare un passo verso i classici greci, fu come saltare spontaneamente un muro dal quale erano rinchiusi e ampliare con lo sguardo dell'anima i confini, che già da tempo avevano sentito come angusti.Allora poterono leggere non per il tramite d'altri, ma da sé, le dolcezze della poesia omerica e d'altri poeti, i tesori di Platone e d'Aristotele. Crebbe allora la curiosità e, divenuti più forti della loro competenza, andarono avanti, e non si limitarono a indagare le proprie radici, ma principiarono a ricercare quelle comuni e a considerare le visioni che prima apparivano estranee, se non addirittura ostili, come già più vicine e, per dirla in una parola, umane. Questo mirabile esempio del passato ci mostra la forza della cultura umanistica nel placare odi e ostilità; e forse anche oggi, quando vediamo risorgere questi mali, ci farebbe bene ricordarlo.
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