martedì 17 gennaio 2017
«Questo si chiede all'uomo: che faccia bene, se possibile, a molti, se no a pochi, se no a chi gli è più vicino, se no a sé stesso» (Seneca, L'ozio, 3)
Durante le feste appena trascorse ho sentito molti che, mentre si riempivano la pancia con svariate ghiottonerie e curavano la gola con ogni genere di delizie, a tavola disputavano di come fare la carità, cosa che deve riguardare moltissimo i cristiani e non può essere tralasciata senza vergogna soprattutto in questi giorni, in cui si celebra il sommo amore del Salvatore per l'umanità. È incredibile quanto grande fosse la divergenza d'opinioni: infatti, mentre quasi tutti erano d'accordo sulla necessità di mostrare quanto amiamo Dio e gli uomini attraverso di lui, assai varie furono le opinioni sui modi in cui tale amore si debba praticare. C'era infatti chi s'era promesso da tempo che, dopo gli avidi bagordi delle feste, si sarebbe astenuto dai dolci almeno una settimana; e senza dubbio sarebbe stato gratissimo al divino Signore. Altri avevano organizzato con grandi preparativi un pellegrinaggio in terre lontane e remote: e, perché la cosa fosse ordinata bene e con cura e niente venisse a turbare il programma, messi da parte altri doveri anche importanti, dicevano di non essersi impegnati in attività se non nella scelta di alberghi e ristoranti. Altri ancora, piuttosto restii ai viaggi, dicevano d'esser soliti inviare ogni anno, per sostenerlo, 50 euro a un bimbo dei deserti dell'Africa, oppresso dalla povertà e conosciuto solo in foto. Ripetevano d'averlo "adottato", gravati da questo impegno certo non piccolo (chi infatti, se non spinto da massima carità, profonderebbe ogni anno tanto denaro?); sperando tuttavia d'accattivarsi per questo una gonfia, piccola gloria, si guardavano intorno, alla ricerca dell'ammirazione dei presenti. Che dire? M'è venuto il sospetto che uno volesse smaltire la sbornia e perdere dal corpo ingrassato ogni chilo preso nei banchetti mangiando a quattro palmenti; che un altro avesse preparato un viaggio non sgradito in luoghi ameni; che un altro ancora, con minimo e quasi nullo dispendio, voleva placare il rimorso e guadagnarsi plauso. Se uno vuol davvero esercitare la carità, la faccia al prossimo: rinunci ai propri vantaggi, alla cura eccessiva di sé stesso, in cui siamo serrati come in un carcere, e apra animo e mente a coloro che ci sono intorno e hanno bisogno del nostro aiuto.
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