La terra è il nuovo Eldorado
sabato 28 novembre 2009
La terra è il nuovo oro dell'economia mondiale. L'affermazione può apparire esagerata, ma, a ben vedere, riflette una situazione che ha più di un riscontro. Basta mettere in fila qualche dato per capire uno degli aspetti più nascosti dell'economia agroalimentare moderna.
Iniziamo dal particolare. Secondo quanto affermato da una importante società assicurativa, oggi in Italia un ettaro di terreno agricolo costa in media 50-60mila euro mentre in altrove ne costa 2-3mila. La remunerazione del capitale investito nelle agricolture europee deve quindi fare i conti con la necessità di ripagare un costo fondiario altissimo che, accompagnato da quelli della manodopera, sta mandando in rosso i bilanci di moltissime aziende.
C'è però quanto accade fuori dalla pasciuta agricoltura Occidentale. Secondo la Coldiretti, per esempio, negli ultimi tempi ai coltivatori dei Paesi poveri sono stati praticamente scippati circa 15 milioni di ettari di campi coltivati ceduti quasi gratuitamente o «in cambio di vaghe promesse». Un fenomeno pesantissimo. Tanto che la Fao, nell'ultima assemblea, ha dovuto annunciare un nuovo «codice di condotta» per contenere i danni dell'accaparramento di terreni agricoli da parte di multinazionali straniere e fondi di investimento che muovono un giro d'affari di 100 miliardi di euro.
Perché accadono fenomeni di questo genere? La spiegazione degli economisti è semplice. Le oscillazioni dei prezzi dei prodotti agricoli mondiali e le restrizioni alle esportazioni hanno accelerato la tendenza agli acquisti dei terreni nei Paesi in via di sviluppo da parte di molte Nazioni, in particolare Paesi arabi e Cina. Molti parlano di un neocolonialismo. Certamente si è davanti ad una speculazione condotta con strumenti diversi ma sempre con gli stessi fini. Che, d'altra parte, può fare capolino anche nelle nostre agricolture. Il problema di fondo appare essere quello della progressiva mancanza di terra coltivabile di buon livello e della altrettanto progressiva necessità di accrescere la produzione di alimenti che, a sua volta, sta subendo un cambiamento. Da un lato, infatti, continua a essere forte la necessità di alimenti di base, dall'altro i ricchi mercati Occidentali (così come una parte di quelli dell'Est) cercano sempre di più prodotti sofisticati, tipici, garantiti, locali.
Il risultato è la trasformazione del valore della terra e un forte cambiamento nelle economie delle diverse agricolture. Se nei Paesi in via di sviluppo il problema della crescita agricola e della alimentazione continua a essere impellente, in quelli sviluppati gli agricoltori sono costretti a fare i conti con bilanci sempre più in rosso. Con tanto di eclatanti manifestazioni di piazza: l'ultima proprio ieri a Torino, con quattromila manifestanti di Confagricoltura e Cia che hanno chiesto misure straordinarie subito e una politica di lungo respiro per «ridare competitività al comparto».
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