domenica 4 agosto 2019
Ci saliremo tutti, sul treno che reca alla fine di ciò che conosciamo. E comunque noi lo chiamiamo, sul treno incontreremo il Signore: a quel capolinea dove «Ad aspettarti nessuno, perché è sempre troppo presto o troppo tardi…». E chissà, se avremo il coraggio di ribellarci. «Sono lieto d'apprendere che hai fatto il cielo come un messaggio, per dimostrarmi che ci sei… Ma il problema non è che Tu ci sia o non ci sia, il problema è la mia vita quando non sarà più mia… Lasciami questo sogno disperato, quest'orgoglio smisurato d'esser solo un uomo. Perdonami, Signore, io scendo qua: alla stazione di Žima». Però, se anche noi scenderemo, a Žima vedremo che… «A tutti viene in mente che cantiamo la
stessa canzone con altre parole… Il tempo non s'innamora due volte d'uno stesso uomo: abbiamo la consistenza delle foglie, e ci teniamo la notte per mano per non morire soli quando il vento ci coglie… Ma con Te Signore è tutto così spaventosamente grande: io so amare soltanto come un uomo…». Sarà soltanto quando ci sarà chiara tutta la verità del nostro destino umano, che impareremo a cantare come Roberto Vecchioni. Sarà solo allora che sapremo dire al Signore, senza orgoglio né paura, con speranza: «T'aspetto qui: quando Ti va… Alla stazione di Žima».
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