martedì 19 novembre 2013
Ci sono giunte dall'antichità migliaia di iscrizioni. Alcune sono scritte per accompagnare uomini e donne, fanciulli e vergini nell'estremo viaggio dopo la vita mortale. Vorrei oggi se lo gradisci carissimo lettore proporti fra tanti, pochi testi funerari che troverai nell'immenso Corpo delle Iscrizioni Latine (Cil): ma io ne ho scelta una o due soltanto. Lasciami iniziare da un'iscrizione ove s'immagina che il defunto si rivolga ai viandanti. Alle nostre orecchie giunge la voce di Acasto, morto in Austria presso Klagenfurt prima che si diffondesse la voce del Vangelo. Dice dunque Acasto: «La vita è breve la speranza fragile, venite/ il lume è acceso. Finché c'è luce beviamo compagni». Dice amaramente che la vita è breve perché parla solo di questa vita sulle terre, non gli permettevano speranze di vita futura le favole degli dèi che si narrava vivessero sull'Olimpo. Acasto invita i viandanti a venire alla sua lapide: non si poteva anticamente seppellire i morti entro i confini del pomerio delle città, si scavavano le fosse lungo le vie che i viaggiatori percorrevano in fretta intenti ai loro affari. Dice Acasto all'inizio della seconda linea: «È acceso» e parla del piccolo lume che viene acceso dai familiari nel giorno delle esequie quasi immagine e ricordo dell'amico defunto. Col passare del tempo l'olio e la fiamma si estinguono. Che resta? Finché c'è luce beviamo amici. Che è una consolazione umana ma triste, se così posso dire, di coloro che non restando alcuna speranza non vogliono gemere flebilmente ma in nessun altro modo possono consolarsi. Vediamo ora un'iscrizione trovata a Roma nella catacomba di San Sebastiano. Commemora Massimino lettore del Vangelo dei Santi, che visse 20 anni e 8 mesi e morì nel II anno dell'impero di Giustino (567 d.C.). L'iscrizione si conclude con queste parole: «La tua anima è nella luce e nella pace eterna. E preghi per noi la tua anima». Non troviamo nella lettura di questa iscrizione alcuna erudizione letteraria o disciplina scolastica. Ma qui la fede è sicura: il morto che amammo ci aspetta nei cieli e prega per noi.
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