giovedì 24 maggio 2007
Se uno dice: «Io amo Dio» e odia sua sorella, la terra, è un mentitore. Chi infatti non ama la propria sorella che vede, non può amare Dio che non vede. Chi ama Dio, ami anche la sua sorella, la terra. In filigrana a queste righe tutti riescono a riconoscere le parole di s. Giovanni nella sua Prima Lettera (4, 20-21) a proposito dell'amore per il prossimo. È avvenuta, però, una trasformazione significativa: al posto del termine «fratello» si è posta l'espressione «sorella, la terra». A suggerire questa libera variazione sono due biblisti tedeschi, Karl Löning ed Erich Zenger, al termine di un libro dedicato alla teologia della creazione (In principio Dio creò, Queriniana 2006). Il risultato è suggestivo: senza essere patiti di ecologismo, dobbiamo però riconoscere che noi abbiamo dimenticato il legame che ci unisce alla terra, già a partire dal nome che la Bibbia assegna all'uomo 'adam, cioè «colui che ha il color ocra» dell'argilla. Il mondo è la casa di tutti ma è anche l'ambito della vita, ed è triste che l'umanità deturpi e assalti ciecamente questo mirabile palazzo colmo di risorse e disperda e isterilisca la fonte di vita che in esso si effonde. Nella Bibbia ci sono pagine e pagine dedicate al creato, percorso anche da una voce divina: «I cieli narrano la gloria di Dio e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento» (Salmo 19). Anzi, un altro Salmo, il 148, immagina che dall'universo si levi un coro di lode al Creatore, un coro idealmente diretto dall'uomo. Evitiamo, allora, di sfregiare - anche nel nostro piccolo - questa grande sorella e ritroviamo la nostra fraternità con colei che s. Francesco chiamava, secondo un altro legame simbolico di parentela, «nostra matre Terra, la quale ne sostiene e governa e produce diversi fructi con coloriti fiori ed erba».
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