venerdì 4 marzo 2011
«Comunque... altresì... però...». Questo è il messaggio di Andrea Agnelli a Gigi Del Neri, un pensiero "molto" articolato che fa capire tutto o niente e tuttavia introduce - proprio come la classica conferma di fiducia - l'ipotesi di pronta rimozione. Mi piace di più - "rimozione" - di "siluramento", "licenziamento", "esonero", perché il termine prevede non solo processi fisici di allontanamento del mister dalla panchina ma anche significati psicologici che in questo caso coinvolgono il protagonista stesso della rimozione, colui che, freudianamente, vuole rimuovere, insieme al tecnico fallito, anche la propria scelta colpevole. Agnelli - il morattiano Giovin Signore - potrebbe in verità anche dar tutta la colpa a Marotta (e rimuovere anche lui), mentre Zamparini ha detto troppe volte di adorare Delio Rossi per fingere dispetto e stupore e non dirsi responsabile in toto della sua presenza a Palermo, sicché la sua rimozione lascia scomode scorie psicologiche anche al cinico magiallenatori; così come peserebbe a Leonardi cacciare da Parma il pupillo Pasquale Marino, o a Lo Monaco rispedire da Catania in Argentina il fumante Simeone. Non avrebbe complessi, invece, Rosella Sensi, nei confronti di Montella, voluto più dai ragionieri dell'Unicredit che dal suo cuore giallorosso. Lascio perdere altre deplorevoli storie di panchine solo per dire - allacciate le cinture! - che mi manca tanto José Mourinho. Sì, ricorderete che non mi era affatto simpatico, ma anche l'ottima valutazione che a suo tempo diedi del suo lavoro - più che delle sue chiacchiere - tradottosi nell'ormai storica tripletta nerazzurra: tant'è che ho trovato di pessimo gusto dimenticarlo in occasione della consegna del mitico Ambrogino d'Oro all'Inter. Dopo l'alto messaggio tecnico inviatoci da Del Neri e Leonardo dall'ultimo (penoso) derby d'Italia e la grandiosa impresa tecnica del Milan di Allegri - vittorioso sul Napoli anche per clamorosa svista arbitrale - non posso non rimpiangere il Catenaccio Offensivo di Mourinho che fece soffrire il Barcellona e cadere il Bayern. L'habla habla portoghese, alla maniera del Padre Fondatore Helenio Herrera, è oggi l'interprete più attendibile del calcio "all'italiana", da tutti i grandi onorato, compreso quell'offensivista di Fulvio Bernardini (che considero mio maestro) il quale un giorno confessò di far talvolta ricorso al Catenaccio Dinamico. La fase difensiva di gran parte dei nostri club - i più forti per primi - è diventata da zemaniana a comica, ovvero la stessa cosa, mentre il centrocampo è genericamente in grado di supportare appena gli attaccanti, perché "là dietro a prender botte" non ci vuol stare più nessuno. Infine, ascoltati i fervorini di Leonardo, i pensieri monchi di Allegri, il farfugliar di Del Neri e le rispettive performances tecniche, bè, mi rifarei volentieri anche i voli mourinici, le sue malizie, ironie e gradassate che piacevano tanto ai suoi snobbissimi quanto incompetenti fans. Ha detto ch'è pronto a tornare in Italia: si preparino tappeti rossi. Gli spagnoli non vedono l'ora di... rimuoverlo.
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