La ricerca«Aborto chimico: senza ricovero problemi doppi»
giovedì 30 maggio 2019
AngelaNapoletano
Arriva dalla Svezia, uno dei primi Paesi europei ad aver legalizzato l'aborto farmacologico, uno studio che segnala il rischio crescente legato all'uso della pillola abortiva. Secondo i dati raccolti dallo Skaraborg Hospital le complicazioni tra le donne che hanno scelto l'aborto con la Ru486 sono raddoppiate in sette anni. Le ricercatrici Isabelle Carlsson e Karin Breding hanno stimato che tra il 2008 e il 2015 gli episodi avversi tra le gestanti (emorragie, infezioni e aborto incompleto) sono passati dal 4,2% all'8,2%. Le ragioni, scrivono sulla rivista Bmc Women's Health, vanno ricercate nella tendenza, sempre più massiccia, a «trasferire la pratica dell'aborto farmacologico dall'ospedale a casa». «Le donne che arrivano in clinica cercando aiuto – spiegano – sono in gran parte quelle che abortiscono a casa senza alcun aiuto diretto e senza il supporto di un'ostetrica».
La Svezia ha adottato un protocollo di somministrazione dei farmaci abortivi – mifepristone e misoprostol – che consente alle donne di tornare a casa appena dopo aver preso la pillola che avvia il processo abortivo. Succede lo stesso anche in Francia e Stati Uniti. Lo scorso anno le maglie procedurali dell'interruzione volontaria di gravidanza per via farmacologica sono state allargate anche in Scozia dove è atteso nei prossimi mesi il verdetto relativo all'appello che la «Società di protezione dei bambini non nati» (Spuc) ha presentato al Tribunale di Edimburgo per chiedere che il Governo ripristini una legge più garantista per le donne in nome dell'«Abortion Act» del 1967, legge che non include l'abitazione privata come «luogo sicuro» per l'aborto. «Le conclusioni dello studio svedese – osserva John Deighan, vicepresidente della onlus – dimostrano che l'aborto a casa, per un intero decennio considerato come normale, non può più essere sottovalutato».
In Italia l'aborto farmacologico si pratica solo in ospedali del servizio pubblico. Tuttavia alcune Regioni stanno rompendo il fronte con la somministrazione anche in ambulatori e consultori.
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