mercoledì 14 marzo 2007
In tema di pubblicità un grammo di immagine vale più di un chilo di fatti.Ho qualche dubbio sull"attribuzione di questa frase: stando all"articolo che sto leggendo, sarebbe di Aleksandr Blok (1880-1921) poeta russo, dai toni molto variegati e intensi. Io, invece, credo che l"autore dell"articolo abbia confuso il poeta col più modesto A. Bloch, un giornalista americano inventore dell"ironica «Legge di Murphy» che più o meno dice così: «Se qualcosa può andar male, accadrà», legge dalla quale derivano molteplici corollari sarcastici. Uno di questi corollari potrebbe essere proprio quello sopra evocato riguardante la pubblicità, la regina del nostro tempo. Attraverso quella sorta di oracolo sacrale che è la televisione noi siamo assediati e circuiti ogni giorno e, senza esserne consapevoli, siamo incatenati nel cervello e negli acquisti da quegli spot di pochi secondi dall"efficacia invincibile.Ancora più grave è la situazione quando la propaganda si scontra coi fatti: un grammo di promozione ben calibrata riesce effettivamente a demolire un chilo di fatti autentici. Si pensi solo al titolo sbandierato su un giornale, destinato ad attaccare una persona, e alle poche righe marginali della rettifica, quando si è appurata la falsità dell"accusa. Essendo il ritorno alla pacatezza  contro l"urlato televisivo o giornalistico per ora solo un pio auspicio, cerchiamo almeno di addestrarci alla critica e alla cautela nei confronti dell"eccesso di esternazioni. Una piccola nota finale positiva: è vero, però, che anche il bene avrebbe bisogno di maggiore pubblicità. Diceva un proverbio ebraico: «Un grano di pepe val più di un cesto di cocomeri».
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