sabato 17 aprile 2021
Gli italiani via dall'Afgha-
nistan: è una della notizie che troviamo sui giornali questi giorni. Distratti dai nostri guai non li abbiamo più seguiti questi soldati che hanno passato tanto tempo ad assicurare la pace in quel Paese. E se guardassimo con occhio attento quanti dei nostri figli sono in giro per il mondo a offrire il loro coraggio silenzioso per trattenere i tanti desideri di guerra che fanno parte dell'animo umano, anche del più modesto e semplice. Affermiamo di amare la pace, ma apriamo guerre in ogni parte della nostra Terra. Per vanità, per desiderio di potenza, per arrivare a una nuova ricchezza senza confessarlo ai poveri combattenti che vengono sempre illusi di combattere per la giustizia e per una più reale pace. Fa male aprire la carta geografica del mondo e renderci conto di quanti stiano perdendo la vita per la vanità di pochi, per il desiderio di grandezza economica che ha preso il posto di quelle vanità nazionali che un tempo potevano essere la ragione più forte per vincere le guerre. Gli archi di trionfo non servono più perché non sono più utili ai grandi che possiedono la maggior parte delle ricchezze e che per difendersi dall'invidia e forse dalla lotta silenziosa di altri, fingono una vita semplice e sopportabile anche da chi ha poco o niente. Quanta parte delle ricchezze di questi veri ricchi potrebbe risolvere la morte per fame di tanti figli di terre povere a causa della guerra, della siccità, dell'abbandono dei popoli chiamati più civili. È vero che l'umanità non si può fermare nelle sue ricerche, nel suo compito di esplorare quell'universo nel quale siamo immersi come una piccola palla nell'oceano , ma non possiamo dimenticare chi respira accanto a noi e ha le stesse ragioni di vita e lo stesso diritto di respirare l'aria, il vento e godere della pace e della bellezza del mondo che ci ospita. Cosa insegnare ai nostri bambini che ricevono regali anche inutili ogni volta che non sappiamo come fare a farli tacere o a fermare i loro capricci? Come insegnare ai giovani di non lamentarsi solo per ciò che manca loro in questo tempo difficile, ma a guardare con occhi nuovi le pene degli altri? Questo periodo di tanti lutti, di ricerca di soluzioni positive per questo male che ha invaso il mondo dovrebbe lasciare a chi ha la fortuna di uscirne illeso un grazie alla vita per ricambiare la propria fortuna con una maggiore attenzione verso chi è privo di serenità e di gioia. E noi, a cui la fortuna accarezza ancora le spalle, come non provare a dire grazie a chi ha lavorato giorno e notte per salvarci la vita? Forse offrendo un modo di vivere più giusto, più sereno, meno diviso in classi, più condiviso poiché apparteniamo ad una medesima umanità dove gioia e dolore hanno lo stesso colore, la stessa necessità d'amore e di pace. Amare chi ci ama è facile, amare chi è lontano dal nostro modo di guardare alla vita è un passo profondo verso la giustizia e soprattutto un modo per aiutare alla costruzione di quell'umanità che dovrà dare alla nostra stella la stessa luce e il medesimo colore.
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