giovedì 20 novembre 2003
La folla: quella mostruosità molteplice che, presa un pezzo alla volta, sembra uomini, ragionevoli creature di Dio; ma, confusa insieme, fa una sola grande belva, un mostro più tremendo dell'Idra. È famoso il detto latino secondo il quale senatores boni viri, senatus mala bestia e cioè che, presi a uno a uno, i senatori sono persone brave, ma quando
costituiscono tutti insieme il senato si trasformano in una sorta di bestia indomabile. È più o meno il tema della citazione che oggi propongo e che mi è stata suggerita da un amico medico: egli, infatti, mi ha mostrato l'opera Religio medici, un saggio scritto da un suo collega del '600, Thomas Browne, che in quest'opera - oltre ad affrontare l'eterna questione del rapporto tra scienza e fede - proclama un messaggio di rispetto e di tolleranza. L'osservazione sul singolo e sulla folla è nitida e non ha bisogno di commento. Vorrei solo sottolineare un altro aspetto, quello della solitudine che tante volte si prova vivendo in mezzo alla massa: forse è proprio per questo isolamento che si è tentati di inseguire e praticare comportamenti comuni, creando così la logica del branco. Una logica che si manifesta non solo nelle orribili violenze di cui spesso siamo spettatori, ma anche nella più semplice e passiva adesione alle mode e alle opinioni dominanti. Certo è che spesso si ha una folla di solitudini. Un pensatore inglese, contemporaneo di Browne ma ben più celebre, Francesco Bacone, nei suoi Saggi affermava che «la folla non è compagnia e le facce sono soltanto una galleria di quadri». È per questo che nell'anonimato delle città si sta male ed è necessario riuscire a stringere un rapporto più autentico, trovare un volto amico e una presenza cordiale e sincera.
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