venerdì 13 maggio 2011
«Quando le democrazie si scoprono infelici»: Claudio Sardo ("Messaggero", 9/5, p. 21) parla del libro scritto in coppia, Zagrebelsky-Mauro, sul rapporto tra democrazia realizzata e ricerca della felicità, ove Zagrebelsky afferma una specifica anomalia italiana nel peggio, data dalla presenza della Chiesa cattolica che ha influenzato anche la sinistra tradizionale, e che avrebbe aperto la via al trionfo dell'attuale «populismo», nemico mortale della democrazia. Non ho ancora letto il libro, ma basandomi su quanto riferisce Sardo osservo che Mauro cerca di ragionare con realismo e pacatezza maggiore anche su questo "populismo", ma Zagrebelsky gli oppone un'«intransigente declinazione dei diritti» che lo porta ad un'aggressività laicista «senza aggettivi». Perciò egli sostiene non solo che la Chiesa cattolica oggi è «macroscopicamente in contraddizione» con «la religione di Gesù di Nazaret», ma anche che la «comunione ecclesiale» è oggi «incompatibile» con ogni scelta politica democratica: un vero cattolico non può essere democratico! E quando Mauro replica che i cattolici italiani restano liberi e capaci di giudicare con la loro testa su temi politici e sociali anche ove gli uomini di Chiesa esprimono le loro opinioni, egli replica secco: «Non ci posso credere»! È uno "spogliarello" ideale. Questo l'incredibile pensiero di un intellettuale di oggi, stimato e citato, sulla condizione dei cattolici come tali. Leggo che è stato «discepolo» del povero Leopoldo Elia, e «nominato da Scalfaro»! Non ha imparato niente. Per lui, pur nato nel 1943, «credere, obbedire, combattere» di altri tempi vige ancora su tutto e per tutto nella Chiesa cattolica, il nemico di sempre. Che dico? Non ci posso credere!
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