Uno dei cieli azzurri, ormai rari in queste stagioni incerte dei propri confini, diffondeva luminosità su uomini e cose. Le alte colline al nord di Roma, che godono del nome di monti pur non avendone l'altezza, aprivano i loro campi al sole distribuendo come in un sussurro gemme di mandorlo e di pesco. La primavera sembrava trattenere a fatica i suoi profumi e il grido di trionfo di cui fra pochi giorni sarà piena l'aria. In una villa, alta sulla città, i Lions Club di Roma Urbe hanno invitato i propri iscritti ad ascoltare la presentazione dell'ultimo libro di Remo Roncati Verso la giustizia sociale, le ragioni di Alcide De Gasperi. Questo studio è l'approfondimento del pensiero sociale e in particolare dell'azione sindacale svolta del deputato trentino nella Camera di Vienna fino al 1918, poi nel Regno d'Italia fino all'arrivo del fascismo, infine nell'opera dura della ricostruzione. L'autore ci prende per mano quasi per accompagnarci lungo la faticosa e difficile via sulla quale De Gasperi costruì il suo cammino dopo l'ingiustizia della prigione e poi nel silenzio imposto dalla situazione politica del tempo senza perdere l'interesse, la speranza, il coraggio di una preparazione per un possibile futuro di libertà. L'elevazione morale, l'affermazione di una giustizia sociale, culturale ed economica dei lavoratori, supportata da una reale solidarietà tra le diverse classi, furono il desiderio profondo della politica di un uomo illuminato da una vera fede religiosa. Lo studio sul corporativismo e la posizione dei cattolici chiarite nella Quadragesimo anno di Pio XI, il magistero sociale di papa Pio XII ed i problemi sindacali del dopoguerra in Italia sono tra i capitoli affrontati con profonda ricerca di documentazione storica. Non mancano le riforme così importanti e vitali del nostro secondo dopoguerra, ma tutto illuminato dalla visione di una collaborazione alla pace tra i popoli, d'Europa. Per la prima volta si incominciò a lavorare affinché le tradizioni nazionali, che erano costate all'Europa guerre e spargimento di sangue, potessero venir superate dando vita a una patria più grande: i nomi di Schuman, Adenauer e De Gasperi non potranno essere dimenticati. Le ultime pagine del volume portano le dichiarazioni dei due statisti, il francese e il tedesco, sul loro amico scomparso. Scrive di lui Konrad Adenauer: «Ho conosciuto pochi uomini che riunissero tanto sapere, capacità e volontà, con tanto tatto e bontà di cuore». Mentre Robert Schuman lo ricorda con queste parole: «Tutta la sua azione dipendeva dai principi che egli aveva accettato una volta per tutte. La vita religiosa, la democrazia, l'Italia, l'Europa erano per lui i postulati di una fede profonda indefettibile. Egli aveva l'animo di un apostolo, ma non di un settario».
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