La «Giuditta» di Alessandro Scarlatti in bilico tra mistica, amore e guerra
lunedì 22 maggio 2006
Vicende di guerra e di violenza, di passioni amorose e di esaltazione mistica si intrecciano in modo artisticamente esemplare nella Giuditta di Alessandro Scarlatti (1660-1725); opera nel contempo sacra, militare e politica, questo capolavoro rappresenta la punta di diamante del ricco corpus di composizioni (se ne stimano almeno 38) che il musicista siciliano ha dedicato al genere dell'oratorio, marchiato a fuoco da una forte connotazione tragica e drammatica che paga tributo ai più tradizionali canoni del "teatro dell'anima" barocco.Il libretto, scritto con ogni probabilità dal cardinale Benedetto Pamphili, è tratto dal Libro di Giuditta; nel racconto biblico Giuditta è una giovane e virtuosa vedova giudea che decide di salvare la propria città, Betulia, assediata dall'esercito assiro a causa di una spedizione punitiva voluta dal re Nabucodonosor. La donna si reca al campo nemico e vi trova il generale Oloferne, che si è sbarazzato del suo capitano Achiorre colpevole di aver voluto ricordare al proprio superiore la grande fede del popolo ebraico. Il condottiero si innamora di Giuditta e, alla fine di un banchetto di festeggiamento, si addormenta ubriaco nella sua tenda; la giovane pone fine al proprio piano decapitando il generale assiro e, tornata in città, fa partire il contrattacco.Un intreccio straordinariamente avvincente, ricco di pathos e di azione, che la vena creativa di Scarlatti riesce a immortalare attraverso una successione di colpi di scena e violenti contrasti, stacchi improvvisi e pause di riflessione, recitativi di fine introspezione psicologica e arie di pregiata fattura; seguendo da vicino la forte impronta simbolica e didascalica del testo, scivolando con eleganza da un clima spirituale al suo opposto e spaziando con naturalezza all'interno di un ampio spettro espressivo attraverso ricercate e cangianti soluzioni armoniche. Caratteri che emergono con evidenza nella lettura che della Giuditta hanno recentemente offerto Martin Gester e il Parlament de Musique (cd pubblicato da Ambronay e distribuito da Ducale), estremamente salda nella direzione ma a tratti adombrata dalle prestazioni di un cast di cantanti solisti non sempre all'altezza delle peculiari doti vocali richieste dalla partitura.
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