venerdì 10 ottobre 2008
Stefano Borgonovo ha ridato al calcio una faccia pulita, almeno per qualche ora, e dovremo essergliene grati più di quanto abbiano potuto dire le pur sentite manifestazioni di simpatia e solidarietà di questi giorni, notte di Firenze compresa. Dubito che i buoni pensieri e le belle parole possano avere una durata tale da diventare un insegnamento per chi c'è oggi, sulla scena, e soprattutto per chi ci sarà domani. Queste tempeste di bontà - pur importanti, ci mancherebbe altro - hanno spesso il valore di un pentimento fugace, di un comodo lavacro, di una confessione che sarà presto ritrattata. I valori veri del calcio sono monetari, eurovalori, partecipano, più che ai drammi popolari,
alla gran tragedia dei crolli in borsa, dei giorni neri, della finta finanza che ha finalmente dovuto esibire gli scandalosi esagerati compensi dei manager tanto somiglianti a quelli dei calciatori, ai «14 milioni all'anno» di José Mourinho.





Per un attimo il malcalcio ha potuto conoscere buoni sentimenti: ma per quanto li tratterrà in cuore e nella mente? La gente, soprattutto a Firenze, è accorsa a salutare il suo caro eroe che ha ancora la faccia da bambino e il bel sorriso che neppure il male ha saputo cancellare: perché la gente ha bisogno di un po' di bontà nei giorni pieni di delitti, di violenze, d'intolleranza e d'ignoranza. Ma "quelli che il calcio" - insisto - se ne scorderanno presto. E non mi riferisco soltanto ai pedatori, ma a quel gigantesco apparato che divora il pallone come una torta infischiandosene del bello e del buono, di bandiere e colori perché la bandiera è banderuola e il colore preferito è il colore dei soldi. Pensate: per commuovere il popolo degli stadi, delle tv e delle gazzette hanno rispolverato anche Robi Baggio, il campionissimo che prima hanno spinto allegramente verso l'uscita perché era un rimprovero vivente, un fastidio cocente, e dico del versante tecnico come della sua personalità umana. Forse ve ne siete scordati, ma quando chiedevamo a Trapattoni di portarlo agli Europei portoghesi al posto di qualche statuina, gli organizzarono in due e due quattro un'amichevole azzurra «alla memoria» in quel di Marassi: per toglierselo di torno con un omenaje finto struggente in realtà "politico". Vorrei non avere memoria di tante belle storie del passato
finite nel nulla in un mondo pieno d'ipocrisia. Quel mondo cui la struggente vicenda di Borgonovo si richiama. Ma il mondo va così: finanziamo la ricerca del futuro, e va bene; ma non faremo mai abbastanza se non continueremo la ricerca del passato: per chiarire, per capire, per assolvere o condannare. Quanti vecchi amici di pallone ho perduto in quello stadio che forse è nato per portare un lutto eterno, a partire dal primo nome che gli fu dato, quello di Gianni Berta, un giovane fiorentino massacrato di botte e affogato in Arno.
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