martedì 27 gennaio 2009
«Repubblica» (25/1 p. 13: "La legge di Dio e quella dell'uomo"): Roberta De Monticelli, docente di "filosofia della persona", contesta il cardinale Poletto per la vicenda di Eluana sulla base della distinzione "fra religione, morale e diritto" che - scrive - "va presa sul serio". Nel caso - spiega - "in questione è la necessità di una legge sul testamento biologico", e sono stupefacenti le resistenze cattoliche: "Ma allora bisogna dirlo, che una legge dello Stato in queste discipline permette e non obbliga, dunque non si sostituisce all'ultimo giudizio della coscienza morale dei cittadini". Qui - insiste - "è il fondamento della distinzione tra diritto e morale"Una legge che tutela una libertà civile, per definizione non costringe nessuno a fruire del diritto che accorda", infatti c'è sempre "la possibilità dell'obiezione di coscienza". Severa la conclusione: "Le distinzioni vanno prese sul serio, perché dove non c'è logica non ci può essere verità, e dove non c'è più verità non c'è più né morale, né diritto, né religione". D'accordo? Sì, ma serve un'altra distinzione essenziale, quella tra "jus condendum", diritto da fissare per legge, e "jus conditum",
diritto già fissato per legge. In Italia una legge sul testamento biologico, e tanto meno sull'eutanasia non c'è ancora. Si sta discutendo, con la doverosa libertà di tutti, quindi anche di chi si dice contrario all'eutanasia per legge. Tutto qui. E i giudici - si dovrebbe sapere - non fanno le leggi, ma le interpretano. Per ora la legge non c'è e tutti possono pensare liberamente, parlare e agire di conseguenza: anche il cardinale Poletto.
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