giovedì 29 maggio 2014
Si avvicina l'anniversario della rivolta di Gezi Park, a Istanbul, quando nel maggio scorso migliaia di giovani si ribellarono alla prospettiva di distruggere uno dei luoghi più belli e frequentati del vecchio centro della città – Taksim – per edificarvi un supermercato, e siccome è stato ancora in quella parte della città che si sono avute manifestazioni di giovani, spesso culminate in scontri con una polizia onnipresente (anche con schiere di agenti in borghese), a seguito della immane tragedia di Soma, si prevede una mobilitazione massiccia dalle due parti, si spera senza vittime. Ero a Istanbul per degli incontri "pedagogici" nei giorni di Soma, e ho avuto anch'io la mia piccola dose di lacrimogeni per aver incrociato delle manifestazioni, e mi ha molto colpito la convinzione con cui gruppi di giovani, per più giorni, si sono ritrovati davanti allo storico liceo di Taksim, a pochi passi dal parco, in sit-in pacifici e però convinti, coraggiosi e testardi. Mentre e a Soma il lutto non cessa, mi sono procurato, al rientro in Italia, un agile libro di più autori che meriterebbe ben più spazio di una segnalazione, Gezi Park. Coordinate di una rivolta (Alegre). Lo hanno scritto Lea Nocera, autrice di uno studio sulla Turchia contemporanea (Carocci) Fazila Mat, giovane giornalista turca vissuta a lungo in Italia, Moira Bernardoni, Piero Maestri, Fabio Ruggiero e Fabio Salomoni, che a Istanbul, in uno dei quartieri più degradati, mandano avanti iniziative di accoglienza per gli immigrati, che devono affrontare problemi non diversi dai nostri e forse ancora più gravi. Si può amare Istanbul con gli occhi di Orham Pamuk, ottimo scrittore “borghese” (il più grande degli scrittori turchi resta a mio parere Yashar Kemal, ancora vivo, ed è lui che avrebbe meritato il Nobel prima di Pamuk), ma Istanbul è anche altro, oggi, ed è dei “giovani turchi” attuali che va segnalata la determinazione e la persuasione – in un paese meraviglioso che chiede da tempo di entrare in Europa ma che è diretto da governanti aggressivi e arroganti, come si è potuto vedere dal loro comportamento di fronte al disastro annunciato di Soma. La raccolta di scritti proposta da Alegre ci accosta ai giovani di Istanbul senza esaltazioni retoriche, nella loro proposta di una civiltà solidale da cui i giovani europei – e gli italiani in particolare – avrebbero molto da imparare.
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