venerdì 26 maggio 2006
La notizia era da prima pagina e Il Secolo XIX non poteva farne a meno: l"arcivescovo di Genova cardinale Tarcisio Bertone ha stilato una segreta guida porpora (che fa il verso alla guida rossa Michelin) con i punteggi dei pranzi effettuati in parrocchia durante le visite pastorali. Si va da una a cinque stelle, con la menzione speciale di "cum laude" e di "summa cum laude".Ora, la notizia potrà anche far sorridere, ma il messaggio che passa attraverso la simpatia di questo gesto è importante: nel cristianesimo nulla può essere lasciato al caso, figuriamoci il mangiare e il bere, che ci coinvolgono almeno tre volte al giorno. Che fede sarebbe, del resto, se non investisse anche il gusto delle cose? O se ne non avesse in sè il ringraziamento di ciò che con ordine arriva sulle nostre tavole e talvolta, per un amore, viene trasformato per diventare buono. Il cibo è un potente strumento di comunicazione, dice di un affetto, perché cucinare per un altro è come dirgli ti voglio bene, volendo condividere una cosa buona. Nelle famiglie ci si premia con un piatto oppure con un prodotto acquistato quando la stagione lo porta in tavola. Ma il mangiare insieme è anche un profondo gesto di compagnia (vuol dire dividere il pane infatti). Non a caso l"eucarestia è nata a tavola e i miracoli di Gesù più menzionati riguardano il cibo e il vino. Dimenticandocene, il cibo e il vino diventano particolari a sé, che magari riguardano una schiera di mangioni e di beoni, come se non c"entrasse, nella vita, sempre, la ricerca di una bellezza, evocata anche con il gusto. Disse una volta don Luigi Giussani, in una delle ultime interviste che concesse: «Dopo la musica e la poesia, il gusto per la bellezza si esercita sugli uomini attraverso il cibo e il vino». L"iniziativa del cardinale Bertone è in questa direzione. Al professor Calabrese chiedo invece quali parametri avrebbe lui per giudicare un menu e una cucina. Il grande chef Gualtiero Marchesi, recentemente ha dichiarato: «Vorrei una cucina che porti a bere a meno, che non sia salata».
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